Monza: Autodromo gara di tessere e nostalgia dei calci in culo. Ora scende in campo la politica. Giochi di potere, aiuti disinteressati da Roma, Milano che vuol fare dell’autodromo di Monza una propria dependance. Gli scenari su cui sta muovendo Aci Milano sono da vera e propria battaglia per il controllo di Sias che poi è la società che gestisce la pista monzese. Con due cordate all’orizzonte e una terza in preparazione. I brianzoli partono divisi con il solito Carlo Valli che da una parte piazza il suo fedelissimo Luca Ronzoni e dall’altra invita alcuni competenti dell’altra cordata a insistere nel tentativo. Francia o Spagna è sempre stata la sua filosofia. Non a caso lo chiamano “il cacciatore di poltrone” vista la sua collezione senza pari in Brianza. Ma non è il solo ottantenne d’assalto. Michele nappi, il campano di Nola naturalizzato monzese di anni ne ha anche 82, ma è ben lungi dall’andare in pensione come meriterebbe dopo un’intera vita dedicata al lavoro e alla congiure di corte. Ora si è messo in testa di “riprendersi2 l’autodromo. come se fosse cosa sua.
LA POLITICA – Andrea Monti (forse avrà preso dal papà qualcosa oltre alla passione politica e per i motori) non è certo uno che le manda a dire. “La cosa più divertente ancora – si legge nel suo blog – è che mi è venuto all’orecchio, perché se il mondo è piccolo quello del motosport italico è microscopico, che qualcuno della generazione degli anni ’30, va in giro “denunciando”, tra una cena e l’altra, che qualcuno si starebbe muovendo per organizzare cordate e comprare tessere. Tutto questo è stucchevole e nauseante. Non sarebbe l’ora di incominciare ad esigere che a votare i vertici dell’Ac Milano siano finalmente tutti gli iscritti dell’Aci Milano? Magari coinvolti, informati, dopo una bella, sana e trasparente campagna elettorale? Senza che tutto si riduca in una roba di nascosto, in una compravendita di tessere e in una partecipazione al voto risibile e ridicola? Non sarebbe l’ora di riprenderci in mano ciò che ci spetta? Io credo di si, che sarebbe anche l’ora.
L’INVETTIVA – Ci tengo a sottolineare che non ne faccio una questione di giovanilismo, tantomeno una questione anagrafica, ma quando le cose non vanno il rinnovamento è una condizione essenziale di sopravvivenza. E non ne faccio nemmeno una questione squisitamente territoriale, di ius soli o ius sanguinis, ma lasciatemi dire che non credo alla dimensione salvifica che dovrebbe rappresentare l’aiuto che Roma è pronto a dare nelle questioni di casa nostra. E qui ne faccio proprio una questione di territorio, perché il solo immaginare che da Roma possa arrivare qualcuno che “mette a posto le cose” o che sappia gestire in maniera più efficiente, come dire, mi scappa da ridere”. Come dargli torto. Personalmente rimpiango Cesarino Monti. Se ci fosse ancora lui il problema l’avrebbe risolto alla sua maniera: con i calci in culo…