
Monza, Comune: niente licenziamento per la dipendente fannullona. Una dipendente finge di lavorare, ma il Comune di Monza non la licenzia. Ma nemmeno si costituisce parte civile al processo accettando una somma di 500 euro come risarcimento. La donna non solo falsificava relazioi di servizio, ma aveva l’auto di servizio del Comune parcheggiata sotto casa tutto il giorno. E neppure la usava per andare in municipio, perché V.M.C atalvolta nemmeno si muoveva dalla sua abitazione. LeiAveva trovato il modo di far risultare le presenze in ufficio come se stesse lavorando mentre era ancora comodamente a letto. Il trucco era sin troppo semplice. Compilava false relazioni di servizio con date e orari scelti apposta per andare a coprire le giornate di assenza. Ma la furbizia della dipendente assenteista ha avuto un limite: l’uso dell’auto di servizio l’ha infatti incastrata. Sono stati i Vigili urbani di Monza a fare le indagini . Undici mesi e il risultato è solamente una sospensione.
LE INDAGINI – Foto e operazioni di controllo gli agenti della Polizia Locale hanno documentato che l’auto restava parcheggiata sotto l’abitazione della dipendente anche durante l’orario di lavoro.Un esposto alla Procura di Monza che ha aperto un procedimento penale contro la signora accusandola di peculato e falso ideologico. Una procedura che ha anche portato al rinvio a giudizio della dipendente con il tribunale che ha indicato il Comune di Monza come parte offesa.
IN COMUNE A MONZA – In Municipio, con la partenza della procedura penale, la dipendente è stata sospesa in attesa della sentenza, ma finora non c’è intenzione da parte dell’Amministrazione di fare altro. «Le imputazioni ascritte alla dipendente, in quanto riferite a limitati episodi, non consentono l’individuazione di eventuali danni per l’Ente e neanche una loro quantificazione», si legge in una delibera approvata dalla Giunta a metà ottobre con cui viene accettata la proposta risarcitoria di 500 euro presentata dall’avvocato difensore. Una somma incassata dal Comune e ritenuta «congrua», dice la delibera, per non far costituire parte civile la città contro la dipendente assenteista. Al massimo l’Amministrazione comunale si riserva «all’esito del giudizio penale, la riapertura del procedimento disciplinare e la relativa valutazione delle condotte contestate alla dipendente», conclude la delibera.