26 anni fa Kurt Cobain, semisconosciuto cantante, suonò al Bloom di Mezzago
Monza anniversario di quelli che ti riportano indietro nel tempo con i ricordi. E come avrebbe detto John Wayne voi potrete dire: c’ero anch’io. Per caso. Naturalmente. Come capitato spesso mi è capitato. A dire la verità non era proprio Monza, ma quel “piccolo” paesino, ma grande fucina musicale, di Mezzago. O meglio un santuario laico della musica come lo è stato il Bloom. Si ho un ricordo personale per anni sbiadito se non altro per la figuraccia che avevo fatto con chi mi aveva commissionato l’articolo. Venti maledette righe su di un gruppo musicale semisconosciuto allora, ma destinato a incidere non solo dischi, ma entrare nella storia della musica mondiale. Dimenticato perché per anni ha rappresentato una mia “toppata” clamorosa. Un’onta da dimenticare. Molte attenuanti avevo, ma solo quelle.
Monza anniversario: domenica 17 novembre 1991
Più di 500 persone nel locale. Più o meno. Un altro centinaio cingevano d’assedio il marciapiede del Bloom. Non si entrava. Da Milano, dove ero in servizio per “Il Giornale” di Montanelli un viaggio in Ciao a Mezzago. O forse avevo già la Vespa acquistata con i primi stipendi. Questo mi sfugge. “Sei mica della Brianza te? Prima di tornare a casa – disse allora il capo degli Spettacoli – vai da quelle parti e segui questi qui che son matti, ma lui è bravo e poi noi risparmiamo sul rimborso spese. C’è un musicante stupefacente… ma non respirare troppo quando sei in sala…”. Dopo una giornata di lavoro a Monza e poi la Cayenna di via Negri 4, non ero cotto, ma brasato. Alle mie timide obiezioni sulla stanchezza sorrisero. “Non te ne pentirai pirla, scrivi quattro cazzate delle tue entro stanotte che non abbiamo tempo da perdere con i Nirvana figurati con te…” Quasi bestemmie le mie, imprecazioni a tutti i santi del Paradiso, maledizioni delle peggiori. Anche perché non ero nemmeno riuscito ad entrare e pure ascoltato poco e male per via della fretta di dettare l’articolo. Però “Smells like teen spirit” me lo ricordo bene. Per me abituato a fare titoli e ridurre ai minimi termini le notizie quella canzone significava una cosa sola: rabbia. Perfetta per la situazione.
Monza anniversario: l’arrivo al Bloom
Arrivai a concerto iniziato. Dettai 20 striminzite righe ai dimafoni dalla cabina a gettoni. Tornai a casa a Monza non so come vinto dalla stanchezza. Anni dopo le bestemmie si tramutarono in ringraziamenti. Era stato a mia insaputa partecipe di un evento storico. Almeno per la Brianza e nemmeno me ne ero accorto subito. Ricordo. Gli sfottò del giorno dopo dei colleghi. “E’ arrivato quello di Monza, quello che ha guardato e ascoltato i Nirvana, quelli che diventeranno pilastri della musica con la stessa intensità di chi alla fermata osserva il tram che passa e lo perde pure”. Non contento della ferocia, Massimo Bertarelli (grandissimo giornalista e grande scommettitore) raddoppiava sempre: “la prossima volta ti mandiamo da Massimo Ranieri così magari ci fa un pezzo decoroso pensando di guardare il tram”. Poi il passaggio in corridoio del “dottor” Foti (della redazione Esteri) e l’inizio del solito teatrino sulla sua laurea, mi sottrasse ad ulteriori frecciate mortali. Aveva ragione. Anni dopo la presenza mia inquietante e controvoglia al Bloom al concerto dei Nirvana, mi fece cambiare idea. Allora fui fortunato. L’articolo non uscì mai e fu cestinato. A volte si può “avere culo” due volte. Ascoltare Kurt Cobain (pur senza capire), ma soprattutto la seconda, evitare brutte figure…
marco pirola