Il sorriso. Sempre e comunque. La cordialità spontanea unita ad un’immediata simpatia umana. Il rispetto per l’interlocutore e per se stesso non dimenticando mai il suo ruolo, delicato quanto le sue inchieste. Se ne è andato dopo poche settimane per una leucemia fulminante, Antonio Pizzi, attualmente procuratore generale presso la Corte d’Appello di Bari, ma per alcuni anni procuratore capo a Monza. Pizzi arrivò in Brianza dopo una lunga serie di inchieste importanti (dal Banco Ambrosiano di Roberto Calvi alla Pd di Licio Gelli), l’ultima delle quali da procuratore capo di Busto Arsizio dove scoperchiò l’allucinante vicenda della Bestie di Satana. Da Monza ripartì con lo stesso impegno nell’inchiesta che poi sarebbe divenuta più nota come “Infinito” che portò a galla non solo la rete di infiltrazioni mafiose sul territorio, ma i rapporti almeno discutibili tra clan calabresi e politica. Non solo. Sperò fino all’ultimo di poter trovare una risposta da dare alla madre di Christian Frigerio, il giovane di Brugherio scomparso senza lasciare traccia. Allora si pensò potesse essere stato sepolto proprio nel suo stesso Comune. Ma il corpo non fu mai ritrovato, lasciando un capitolo aperto. Poi il trasferimento a Bari, che avrebbe dovuto anticipare il fine carriera, possibilmente a Roma. Invece la malattia non ha lasciato scampo. Aveva 72 anni.