Monza, acqua, destinazione joint venture. Un brindisi simbolico a base di acqua di rete ha sancito, a Monza, il patto che darà vita alla prima joint venture contrattuale tra aziende idriche in house della Lombardia. “Water Alliance – Acqua di Lombardia” è il progetto, presentato venerdì a Villa Reale, voluto da Gruppo CAP, BrianzAcque, Uniacque, Padania Acque, Lario Reti Holding, Sal e Pavia Acque, sette realtà coprono un bacino di oltre 5 milioni di abitanti (più della metà dei cittadini lombardi). Il progetto ha il patrocinio di Expo 2015, ANCI Lombardia e Confservizi Lombardia. “Questa iniziativa – ha spiegato Alessandro Russo Presidente di Gruppo Cap – è una novità assoluta nel panorama della nostra regione. L0 scopo è costruire un sistema di rete, una Water Alliance, che ha i numeri per proporsi sullo scenario nazionale come il più grande soggetto pubblico aggregato del servizio idrico.
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali del presidente di Brianzacque, Gianfranco Mariani, del sindaco di Monza e presidente ANCI Lombardia, Roberto Scanagatti; di Gigi Ponti, presidente della Provincia di Monza e Brianza e Mario Nova, direttore generale dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Lombardia. Sia il sindaco di Monza, Scanagatti che il presidente della Provincia Ponti hanno chiesto alla neo alleanza delle “sette sorelle” un impegno anche sul fronte dell’assetto idrogeologico del territorio per gestire al meglio i sempre più frequenti fenomeni alluvionali ed evitare disastri. Come aggregato, nel settore idrico le sette aziende sono seconde in Italia solo ad ACEA. Insieme servono poco meno di 900 Comuni, dove erogano ogni anno oltre 500 milioni di metri cubi d’acqua, con 24.727 km di rete di acquedotto e 2.733 pozzi. I depuratori sono 508, ai quali confluiscono quasi 20mila km di rete fognaria. I ricavi complessivi superano i 630 milioni. Nei prossimi cinque anni, le sette aziende investiranno 800 milioni di euro: uno sforzo che si concentra in gran parte nell’impegno per mettere a norma depuratori e fognature, e risolvere così il grave deficit infrastrutturale che vede ancora l’Italia sotto procedura di infrazione comunitaria.