Moda: pelliccia, pellicce, pelliccette e la carica dei senza cuore

Moda nella settimana fashion per eccellenza, una riflessione sulla vendita di pellicce

1. MODA; MILANO ORE 11

Moda. Un giorno qualunque di questa settimana di passerelle e lustrini. Dialogo fra una delle più famose dj della più seguita radio nazionale e un sedicente “esperto di fashion” (meno famoso). Lei: «Quest’anno ho tanta voglia di una pelliccetta… Cosa mi consigli?». Lui: «Oh sì! È proprio l’anno delle pelliccette! Ma non in tinta naturale, attenta. Prendila colorata, sì, a colori sgargianti o pastello. Oppure, meglio ancora, tie & dye, sfumata…». Lei: «Vado subito a cercarla, che idea! La voglio piccola come un cappottino così, non solo è di moda (non come quegli orrori anni 80), ma si sacrificano meno bestioline!».

2. MODA ANNO DEL SIGNORE 2016

Questo è il vuoto comunicativo e di valori che investe le persone. Attraverso radio e televisioni riecheggia un’assoluta mancanza di umanità. Vengono usati termini fuorvianti per addolcire cose brutte, immagini di allegria per coprire verità atroci benchè sia un crimine sociale pericoloso e inaccettabile. Le “bestioline” di cui parla questa dj ad esempio, sono in realtà vittime reali (senza vezzeggiativi) di violenze indicibili. A mio parere, una donna più di chiunque altro, dovrebbe vergognarsi di non provare nessuna pietà o rispetto nei confronti della vita, considerando che proprio al suo corpo viene concesso l’immane privilegio di  poterla accogliere e ospitare.

3. MODA: INDOSSARE CREATURE MORTE

Portare un cane che si ama al guinzaglio ed un altro attorno al cappuccio della giacca… Spingere il passeggino con un bimbo all’interno e sfoggiare i cadaveri di molti altri cuccioli senza vita. Sono tutte cose che sembrerebbero assurde a chi ha occhi innocenti per guardare, ma che la nostra società è riuscita a normalizzare per profitto, grazie anche a persone come quella di cui vi ho riportato il discorso. Si parla da sempre dell’orrore celato dietro alle pellicce, ma non si arriva ancora a collegare la sofferenza al prodotto finito. Eppure sarebbe facile, basterebbe osservare un istante con distacco. Ragionare. Pensare a tutti gli esseri senzienti che muoiono. Ricordarne il dolore. La vita di sofferenza in gabbie piccolissime che non permettono mai alle zampe di toccare il suolo e le feriscono. Le infezioni non curate, i movimenti stereotipati e disperati. I comportamenti autolesionisti, come spezzarsi i denti morsicando le le grate delle gabbie. L’apatia di chi si lascia andare. Si dovrebbero ricordare  i cuccioli incastrati nelle maglie di ferro di quelle prigioni e gli animali più grandi, che si feriscono a causa delle strutture comunemente danneggiate. Richiamare alla memoria le temperature bassissime a cui spesso vengono costretti per far si che il loro pelo si infoltisca, la loro lingua attaccata al ferro gelido per leccare il cibo. Basterebbe cercare qualche foto, guardare i loro occhi e tenerli nei propri quando si osserva una pelliccia.

4. MODA: COME MUOIONO GLI ANIMALI

Non sarebbe difficile, basterebbe ascoltare il cuore anziché il” vuoto” tutt’attorno. Ricordare la realtà dietro alle vetrine. Raccontare sempre di come sono stati uccisi. Attraverso elettrocuzione ad esempio, che consiste nell’inserire due elettrodi, uno nella bocca e uno nell’ano dell’animale per infliggergli una violenta scossa elettrica.  O tramite la rottura delle ossa cervicali, colpi in testa o al muso, soffocamento in camere a gas. Oltre che strumenti a funzionamento meccanico con penetrazione nel cervello ed iniezioni letali. Basterebbe. Dentro alle pellicce indossate dalle persone mancano troppi cuori. Quelli delle creature uccise e quello di chi le veste.

 

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