Lissone tra urbanistica, polemiche e risarcimento milionario

La sede della Vefer
La sede della Vefer

Lissone, urbanistica tra avvocati e polemiche. Una storia tutta lissonese. Politica, mattoni, metri cubi negati e finale di avvocati. Film già visto in passato. Un privato (Vefer Spa) stanco della “solita” trama da commedia dell’arte, chiede il rispetto di una convenzione stipulata con il Comune di Lissone davanti ad un notaio dieci anni fa. Ma soprattutto il pagamento di quasi 22milioni di euro all’Amministrazione come risarcimento danni.

E’ il 27 luglio 2004 davanti al notaio Carlo Mussi, ci sono  Massimo Vergani, legale rappresentante di una delle più grosse ditte lissonesi un rappresentante del Comune brianzolo. La Vefer rinuncia a realizzare un capannone industriale di 16mila metri quadrati. Di questi 11433 di proprietà sua e la restante parte su aree da acquistare (con accordi già intervenuti) dalla “Fratelli Faletra”. Siamo lungo le vie Santa Margherita e Toti. Il privato rinuncia alla costruzione lì di un capannone in cambio delle realizzazione di un piano integrato. I capannoni, secondo gli accordi verranno spostati in via Gioia. Ci sono in balo 12milioni di euro che il Comune potrebbe incassare. Normali accordi tra pubblico e privato. Una clausola della convenzione stabiliva che, qualora il Pii non fosse risultato realizzabile, la Vefer Spa avrebbe attuato a Santa Margherita le previsioni urbanistiche consentite.

L’attuale Amministrazione per quella zona ha optato per una scelta diversa, cancellando di fatto il Piano attuativo e annullando la previsione di destinazione industriale-artigianale delle aree. Non cosa da poco perché preclude alla Vefer di fare quello che gli spetta in base alla convenzione del luglio 2004. E visto i prezzi che girano sui capannoni, il danno quantificato dal legale (avvocato Ercole Romano, uno dei professionisti meglio preparati in materia) si aggira attorno ai 22milioni di euro.

La giunta di sinistra non si scompone più di tanto e cerca di girare la patata bollente al Consiglio comunale confinando la richiesta di rispetto della convenzione alla discussione sulle osservazioni sulla variante di Pgt. Ma l’atto del notaio parla chiaro. C’è un accordo e il Comune deve rispettarlo. Una domanda agli “scienziati” dell’Urbanistica: ma i 22milioni di euro di danni chi li pagherà?

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