Metti un bando qualunque. Uno dei tanti che la sinistra di lotta e di governo (come a Lissone) mette in piedi per far vedere alla propria “parrocchia” di esistere. Come quello sul “museo verticale”. Quello che tutti chiamano il totem. Venerdì 31 gennaio è scaduto il termine per la presentazione dei progetti previsto dal bando di gara. Entro sabato sapremo chi dovrà costruire e come sarà fatto il totem. Ripeto per i maliziosi: tutto regolare per carità. Anche le tre paginette (come non chiamarle tali) del bando pagate dai contribuenti 19mila euro.
Regolamento che prevede scadenze rigide. Il 31 gennaio, abbiamo già detto, consegna progetti. Febbraio, l’8, la decisione della giunta sul vincitore. E poco importa in base a quali criteri verrà scelto il vincitore. Ma confidiamo sul buon senso, estetico, dei componenti. Ed ancora. Fine marzo realizzazione e posa in opera del monumento (speriamo non funebre) bollato, vidimato. Certificato, garantito. Come vuole la legge.
Ora a chi tra i lettori abbia avuto la pazienza di arrivare sin a questo punto dell’articolo sorgerà spontanea una domanda: ma se è tutto in regola Pirola che cazzo a scritto a fare queste noiosissime quattro righe? Se lo domanderanno in tanti, ma prima me lo chiedo anche io. Soprattutto se lo domanderanno i responsabili dell’Anas sulla cui area di pertinenza dovrebbe sorgere il “catafalco” celebrativo di “Farfalino 1” re di Lissone.
Si perché qualunque manufatto di qualunque grandezza, a maggior ragione di un’opera che supererà i dieci metri di altezza per essere visibile dalla Valassina, deve essere sottoposto a rigidissime regole della società concessionaria del tratto stradale. Come tutti i cartelloni pubblicitari. La cui posa è sottoposta a severissime prescrizioni che rendono quasi impossibile il montaggio e la posa. In ogni caso Anas ha 60 giorni di tempo dopo la presentazione della richiesta di autorizzazione per rispondere. Domanda che deve fare il Comune.
Che opera ha vinto? Come andrà a finire con Anas? Al primo quesito posso rispondere io con una battuta. Un bel, gigantesco farfallino di legno. Richiama la tradizione e soprattutto fa vedere chi è lo sceriffo in città. Sulla seconda non so. Però sono sicuro che la maga di “famiglia” potrebbe darci una mano in tal senso…
Di Marco Pirola