Lissone, divani cari e ora pure da rottamare

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Lissone, divani cari e ora pure da rottamare. Cari divani, brutti, sporchi, cattivi e ora pure da quasi da buttare. Fossero cari lo sapevamo già. Cari più che al cuore dei lissonesi al loro portafoglio ormai vuoto. Da quando qualcuno dell’Amministrazione di sinistra che governa Lissone, aveva avuto la bella pensata di andare a spendere mille euro l’uno comperandoli dalla filiale di Torino di una multinazionale che ha sede in Belgio. Alla faccia del made in Italy e del “fabbricato” in Brianza. Insomma un bel biglietto da visita per Expò 2015. In questi tempi da lupi e con tali chiari di luna una scelta che privilegia l’effimero alla sostanza. La politica è fatta anche di questo e Lissone, con la sua giunta di sinistra, non è esente da questo vizietto. Brutti, per carità può essere una questione di gusto e per alcuni lo sono. Sporchi, basta andare a vedere nonostante la vernice “rivoluzionaria” e ora sono quasi da rottamare ad un mese dall’inaugurazione della seduta. Macchie, corrosione dovuta all’usura e all’inciviltà certamente, ma il “salotto di Concettina” sta letteralmente perdendo pezzi. Quei divani dalle linee morbide forse per accogliere meglio il fondoschiena dei lissonesi provato dalla troppe tasse, dal design radical-chic forse per compiacere i committenti di sinistra, ma soprattutto strapagati in un momento di crisi, stanno prendendo le sembianze di un groviera con buona pace degli artigiani lissonesi che mal avevano digerito la scelta. Un formaggio con i buchi un po’ come quel Progetto Lissone che di buco ne ha uno solo, ma gigantesco e di cui ora si dovrà occupare la Corte dei Conti.

Marco Pirola

Le foto comparse su Facebook che denunciano lo stato di degrado dei divani di Lissone. 

 

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