Comodi ma costosi, opera di un’azienda di Torino e disegnati dalla stessa società che ha ideato il totem. I divani di piazza Fontana continuano a far discutere i cittadini di Lissone.
A volte ci sono domande a cui è difficile dare risposta.
Così scopri che improvvisamente Lissone diventa la città del mobile, Made in Torino. Belli per essere belli lo saranno anche (sul gusto estetico possiamo discutere all’infinito…), ma quello che non si discute dei divani installati recentemente in Piazza Fontana sono due: il costo e l’opportunità di realizzare un’opera d’arte (saranno gli effetti del mio recente viaggio a Lourdes che mi rende così ben disposto nel definirli tali…) a Torino e non a Lissone patria del mobile, paese di artigiani e con una scuola del mobile che molti ci invidiano, ma a cui evidentemente agli attuali amministratori non frega proprio nulla. Un tempo vanto e ora relegata a spettatrice passiva.
Evidentemente la giunta comunista guidata da “farfallino” al secolo Beretta Roberto ha decisamente messo l’accento sul global infischiandosene di chi a contribuito negli anni a fare di Lissone un’eccellenza nel campo del mobile. “Me ne frego” deve avere detto in perfetto stile e con mussoliniana memoria. Come scrive nel suo blog, post chiamatelo come volete, la gente ha apprezzato i divani. E questo per lui è importante. Poco importa da dove arrivino. Dalla città fuori le mura e disegnati dalla stessa società che ha sul conto quella mostruosità che passa sotto il nome di totem verticale.
Errare è umano, perseverare è diabolico e farfallino se ne sbatte delle polemiche convertito sulla strada dell’alimentazione vegetariana da quando frequenta gli uffici amministrativi di un certo piano del palazzo del potere. Vuole fare l’alternativo con i soldi degli altri (i torinesi) e la beffa per commercianti ed artigiani lissonesi. Assomiglia sempre più a quell’assessore di Roma degli anni Ottanta, Nicolini mi sembra si chiamasse, che aveva fatto dell’effimero il suo credo. Libero di farlo, con i soldi suoi. Mille euro a divano sembrano un po’ troppi anche per noi. ma l’estro anche dei politici non si discute e si perdona.
Quello che non possiamo passare sotto silenzio è il perché siano stati comperati fuori zona. E’ come se Marchionne scegliesse una Mercedes per il suo parco macchine personale. E pensare che quando era all’opposizione era attento e vigile sulle minuzie.I tempi cambiano per noi, ma soprattutto per lui. Del resto come diceva sovente Indro Montanelli: solo gli idioti non cambiano mai idea. Almeno avesse il coraggio di dirlo ai suoi concittadini.
Marco Pirola