di Marco Pirola
Dilettanti allo sbaraglio. Se la dobbiamo buttare sulla trasmissione televisiva. Non ci vuole molto per capire cosa sia successo mercoledì sera in Consiglio comunale a Lissone. Le domande, legittime (come lo sono tutte le domande ai politici) sulla “cazzata” combinata dalla giunta di sinistra nel ricapitalizzare “Progetto Lissone”, sono rimaste inevase. Ci siamo sbagliati ha ripetuto il sindaco (Roberto Beretta). Abbiamo preso un granchio la litania snocciolata a mò di rosario dal sindaco presunto (Concettina Monguzzi). Peccato che, a suo tempo, il primo si sia dichiarato assente in maniera strategica al momento di prendersi la responsabilità dei 196mila euro dei lissonesi spesi inopinatamente a luglio. E il secondo ora non sa che pesci pigliare per uscire dal guado o meglio dal guano cui suo malgrado ce l’hanno spinta i suoi. Certo che vi siete sbagliati. Avete fatto un’errata valutazione di una società decotta che da oltre un anno non aveva più commesse. Avete preso una cantonata madornale nel basare la vostra decisione su di una lettera per lavori in un villaggio che è esistito solo nella vostra mente (una telefonata al costruttore no, forse era chiedere troppo…). Nessuno mette in dubbio l’errore. Tutti possono sbagliare. Sindaci veri e presunti. Ora però è tempo di rimediare. Invito il “pavido” Beretta (quello assente al momento di firmare la delibera) di prendere tutta la documentazione in suo possesso e di andare dritto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Così, giusto per vedere se nell’operato si configura qualche tipo di reato anche penale come la truffa. Un comportamento come si addice a pubblici ufficiali. Una visita prima che la facciano altri. Allora sì che crederò alla buona fede vostra.
Nel diritto canonico e in politica (Beretta dovrebbe saperne qualcosa) le azioni sono equiparate alle omissioni. Dio dall’alto della sua immensità, vi avrà già certamente perdonato. Noi che siamo umili peccatori, indegni di stare al cospetto del Signore e di Beretta, non lo abbiamo ancora fatto. Siamo disposti a farlo (visto che si tratta di soldi nostri e sbagliare capita a tutti, la cosa ci interessa). Ci basta un segnale concreto come la visita in Procura. Delle parole a vuoto ci siamo riempiti mercoledì sera.
P.S.:L’indirizzo caro sindaco “vero” è sempre quello: piazza Garibaldi, Monza, primo piano, ufficio del procuratore capo. Lo stesso che lei minacciava di adire a piè sospinto quando era all’opposizione per le sue giuste battaglie. Le stesse che ho personalmente condiviso e sostenuto, in qualche caso, con il suo farfallino…