Lissone, malati dimenticati tra promesse mancate e politica latitante

 

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Lissone, malati dimenticati tra promesse mancate e politica latitante. Lissone dimentica i suoi malati psichiatrici. Stiamo parlando di persone del comprensorio letteralmente abbandonate a se stesse. Stiamo parlando di gente che ha bisogno. Di famiglie al limite del collasso sulle cui spalle grava il peso della gestione di tali malati. Abbandonati a se stessi costretti da Lissone a girare la Brianza ed arrivare da soli o in qualche modo, sino a Carate Brianza. Il tutto perché manca un collegamento diretto con la città brianzola. Malati che il martedì non possono avere crisi perché l’ambulatorio di Carate è chiuso o in orario ridotto e devono rivolgersi al C.p.S. di Besana. Sempre più lontano da Lissone. Succede. In Brianza. Nella Lissone che guarda ad Expo che vuole essere al passo con i tempi. Nella Lissone che doveva cambiare faccia, ma la faccia sembra averla persa. Preparatevi ad una storia a matrioska. Di quelle che potrebbero strappare un sorriso se non fosse per l’argomento serio, terribile ed ignorato dalle autorità. Vuoi che si chiamino Comune, Asl e Azienda Ospedaliera San Gerardo. Invertendo i fattori il risultato non cambia: abbandono.

LA STORIA – Quattro anni fa viene chiuso l’ambulatorio psichiatrico, quello che sta alle spalle della biblioteca. Soluzione temporanea dicevano in coro i responsabili in attesa di una ristrutturazione. Ma in Italia nulla di più definitivo c’è del temporaneo. Detto, fatto. Dopo tanti anni i malati psichiatrici sono costretti a recarsi a Carate (non proprio dietro l’angolo…). E se per caso qualcuno (è capitato) sta male durante gli orari di apertura dell’ambulatorio e viene portato al Pronto soccorso del San Gerardo di Monza, i sanitari, pur prendendo in carico il paziente, “ricordano” ai parenti che nelle ore di apertura, la gestione spetta al personale medico dell’ambulatorio psichiatrico. I pazienti di Carate poi dove vengono curati? In città? No, a Besana. Riassumendo: i pazienti del distretto di Lissone, Macherio, Sovico, Biassono devono andare a Carate e quelli di Carate a Besana. Una sorta di Monopoli del bisogno dove a pagare sono sempre loro: i malati. E pensare che questa e la precedente amministrazione di Lissone avevano ed hanno la soluzione in tasca con una porzione dell’ex palazzina Montana ormai ristrutturata. Ma anche qui le sollecitazioni delle famiglie sono cadute nel vuoto. E pensare pure che l’Ambulatorio Psichiatrico di Lissone è sempre stato sottodimensionato e che da cinque anni le malattie psichiatriche sul territorio sono in deciso aumento. Le famiglie sopportano il peso maggiore. Si tratta di gente anziana con figli da curare che hanno in media 40 anni. Senza poi sottovalutare i nuovi pazienti, anche più giovani. Le carte della legge, convenzione Onu compresa sui diritti delle persone con disabilità firmata dall’Italia, prevede che tale tipo di malati venga curato il più vicino a casa. Le Istituzioni tacciono imbarazzate. Alle famiglie non rimane che un silenzio fragoroso e sperare che qualcuno a Lissone si accorga che non esiste solo il totem (e le panchine) del sindaco.

Marco Pirola

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