C’era una volta…un re. Forse. Di sicuro c’è Progetto Lissone, la società a maggioranza pubblica che, se fosse stata privata, sarebbe già fallita. O meglio, sarebbe stata chiusa da una maggioranza che quando era all’opposizione strepitava chiedendone la chiusura. Poi è andata al governo e si è “fidata” come ci ha raccontato il Listone sul suo sito web. Si è fidata evidentemente non solo senza guardare i bilanci (che registrano un buco di 1,5 milioni di euro) ma nemmeno quei documenti da cui avrebbero dovuto evincere che le commesse per sistemare i pericolanti conti societari non esistevano.
Sì, perché la ricapitalizzazione di luglio, votata dalla maggioranza, si basava su un documento almeno insolito per cantar vittoria, una semplice lettera d’intenti con cui un’immobiliare (Immobiliare Canaletto, ndr) si impegnava ad affidare a Progetto Lissone l’incarico di arredare un intero villaggio turistico che sarebbe stato realizzato in Toscana. Una commessa che sarebbe andata avanti dal 2013 fino al 2015 per un valore di 2,5 milioni di euro.
Si sa che i soldi nei Comuni scarseggiano e c’è da scommettere che qualcuno avrà guardato a quei milioni come ad una manna dal Cielo. Solo che quando ci si fida, bisognerebbe farlo a ragion veduta. Magari, dando un’occhiata più attenta. Sarebbe bastato guardare i documenti relativi al resort toscano più attentamente per accorgersi non solo che il business plan dell’operazione lasciava quantomeno a desiderare (tre pagine tre in tutto), ma anche che nel frattempo l’affare era sfumato. L’immobiliare, infatti, non trovando alcun compratore, aveva bloccato tutti i lavori. Addio sogni di gloria.
Solo che questo, l’Amministrazione capitanata da Concettina Monguzzi l’ha scoperto solo a settembre, dopo un incontro fra il nuovo Cda di Progetto Lissone e uno degli architetti dell’immobiliare. Insomma, ben dopo aver iniettato, tutti d’accordo, nei conti societari altri 200mila euro. Dopo. Non prima.
È curioso che la maggioranza che non si fidava del vecchio Cda, non abbia pensato prima a cambiar Cda e poi a votare il rifinanziamento. È curioso anche che, se fosse anche rimasto il vecchio Cda, l’Amministrazione di sinistra che voleva chiudere Progetto Lissone, non abbia visionato le carte del “villaggio fantasma” prima di votare la ricapitalizzazione.
Insomma, quando si parla di Progetto Lissone, è tutto curioso. L’unica cosa a non esserlo è quello strano viavai di artigiani che da qualche giorno fa avanti e indietro dall’ufficio di Concettina Monguzzi. Sono quelli che, credendo nel progetto, ci avevano investito i loro soldi. Si parla di 500mila euro che, ora, vorrebbero rivedere per uscire da questa vicenda almeno in pari. Anche loro si erano fidati, ma non siedono mica in Comune…