Italicum: stavolta la differenza potremmo farla davvero Noi, il Popolo!

Perché, in realtà, Pippo Civati, Fitch e Moody’s hanno la stessa opinione sulla nostra nuova legge elettorale

Manifestazione "Se non ora quando ?" per la dignita' e i diritti della donne

di Gigi Paganelli

La nuova legge elettorale, asseritamente liberticida, potrebbe riservare qualche sorpresa.

In pratica funzionerà così: ci sono circa cento collegi, in media poco più di uno per provincia.

In ogni collegio i partiti presentano le loro piccole liste: 5 o 6 candidate e candidati, dei quali contano davvero solo i capilista.

Perché nel caso in cui in quel collegio la lista di partito maturi un quorum, ossia ottenga un deputato, l’eletto é automaticamente il capolista.

Solo se la lista di partito, evidentemente un partito grosso, riesce a fare il secondo seggio, allora entra quello che, tra gli altri candidati dopo la o il capolista, avrà ottenuto più preferenze.

Pare evidente che un sistema del genere dia alle segreterie dei partiti (e di quelli grossi in particolare) il massimo del potere, perché saranno loro a scegliere il capolista, dovunque.

Questo é quello che ha convinto Pippo Civati a lasciare definitivamente il PD e ha invece indotto le solite agenzie di rating internazionale a dare un giudizio favorevole dell’Italicum.

Pippo Civati se ne va perché sa che la segreteria nazionale del PD farà fuori lui e tutti i suoi alleati da ogni candidatura, che possa avere anche solo un minimo spazio di successo.

Fitch, Moody’s e gli altri centri del potere finanziario credono che, concentrando il potere nelle mani di chi “nomina” i capilista nei grandi partiti (non solo il PD ma anche la Lega, i CinqueStelle e Forza Italia o qualche altro nuovo soggetto di centrodestra), si otterrà un consolidamento della gestione in poche “cupole”, che saranno ottimi interlocutori per gli affari a livello internazionale.

Da vecchio arnese “referendario” vorrei proporre una visione diversa.

Cosa succede se la gente, ossia Noi, comincia a considerare il collegio non come un ambito dove si contrappongono liste ma dove siano contrapposti i capilista?

Cosa succede se proviamo a vedere il collegio come “uninominale”, laddove il candidato vero é solo il capolista?

Ecco, in quel caso vuol dire che potremo scegliere non più un partito, ma una persona: dare il nostro voto non al partito che pensiamo meglio ci rappresenti (tanto ormai, chi si fida più della rappresentanza reale dei partiti?) ma al capolista che sarà più vicino alle nostre necessità, al nostro territorio e, soprattutto, che sarà più onesto e serio.

Sarebbe una sorta di rivoluzione copernicana: mettere al centro della nostra attenzione il candidato capolista invece del partito.

Nel tempo, però, questa rivoluzione potrebbe costringere i partiti a proporci, come capilista, non i loro “nominati” di cosca ma donne e uomini capaci di attrarre i voti sul territorio.

Se poi sapremo e vorremo anche scegliere con cura coloro cui riservare una preferenza nella lista del candidato (non del partito) che ci piace di più, allora avremo davvero seriamente messo in crisi l’idea che di questo Italicum hanno Pippo Civati, Moody’s e tanti altri: ossia che consentirà ai partiti di conservare se stessi ed i loro uomini di punta all’infinito.

Potremo invece scombussolare i loro piani e mandare alla Camera dei Deputati parecchie vere sorprese.

Certo, ci costerà qualcosa: occorrerà più attenzione alle vicende politiche ed ai comportamenti delle persone, invece che alle sparacchiate dei leader di partito nazionale.
Ci costerà un po’ più di “partecipazione”. Ma come cantava Giorgio Gaber, la Libertà é Partecipazione!

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