L’assemblea generale decide la fusione con Milano e gli industriali si spaccano
Da Confindustria a Sgonfindustria. Confindustria Brianza ha detto sì al matrimonio d’interesse fra la più vecchia associazione di industriali d’Italia che esiste da 113 anni e i cugini di Milano. L’assemblea generale ha votato sì alla fusione con Assolombarda. Monza e la Brianza sono a pezzi oltre che avere le pezze al culo. Mi è venuto da ridere nell’osservare quanto stava succedendo in via Petrarca sede storica degli industriali. Poi il riso si è trasformato in un ghigno pensando a quando gli industriali erano in prima linea nel difendere la Brianza. Se lo meritano però di finire così. Del resto, come ogni esecuzione (perché di esecuzione si è trattato…), ha bisogno di un “boia” e lo hanno pure coccolato e trovato in Andrea Dell’Orto. Uno dei migliori in questo ruolo. Una garanzia.
BRIANZA TRADITA PARTE PRIMA – farà nascere la più grande territoriale d’Italia con il nome di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, ma non è stata una decisione indolore. Le polemiche montano e qualcuno sta già meditando la creazione di un’associazione parallela e di ricorrere in Tribunale a Monza. Lunedì prossimo si svolgerà l’assemblea “gemella” di Assolombarda di Milano che dovrà approvare la stessa soluzione (esito favorevole ampiamente scontato)
BRIANZA TRADITA PARTE SECONDA – Sono 960 le aziende brianzole con 45mila addetti e forte presenza nel manifatturiero che si andrebbero a sommare alle 4.780 di Assolombarda (280mila addetti) con prevalenza nel Terziario. Il sì ha ottenuto 2.243 voti favorevoli (pari all’89,58%) mentre il no 234 (9,35%) e 3 astensioni (0,12%). Nelle votazioni delle Assemblee Generali ogni impresa non ha diritto a un solo voto, ma che ciascuna esprime un numero di consensi in relazione al fatturato e al numero dei dipendenti. Sono bastate poche grandi imprese favorevoli per far pendere l’ago della bilancia. I contrari hanno disertato l’assemblea inviando una delegazione che ha insistito sulla necessità di avere un quorum (75% delle imprese a loro avviso) per una deliberazione così importante.
IL “TRADITORE” – Andrea Dell’Orto. Così tanto per essere chiari su come la pensiamo. Ci ha raccontato che la svolta epocale è stata presa nell’ambito della Riforma Pesenti che prevede aggregazioni fra le associazioni territoriali che porteranno il sistema Confindustriale a risparmi fra il 20 e il 30%. Ma Confindustria Brianza aveva i numeri per restare da sola. I vertici dell’associazione e in particolare lui, il presidente Andrea Dell’Orto, da oltre un anno aveva avviato la procedura di fusione. Secondo la sua tesi che“ciò porterà più servizi alle imprese, maggiore rappresentanza a Roma, più voce sui tavoli istituzionali, vantaggi per il territorio, il mantenimento delle sedi in Brianza dove resterà una Consulta territoriale”. Dell’Orto ha spaccato la Brianza e il territorio regalandolo a Milano. Al di là della maggioranza gli industriali non sono mai stati così divisi e litigiosi. Un lungo addio tutt’altro che finito.
I RIBELLI – Colmar, Parà, tutto il settore legno. L’enfant prodige Dell’Orto, si è dovuto scontrare con una forte opposizione al progetto di “fusione per incorporazione”. Il fronte del “no” ha esposto in assemblea le ragioni dell’opposizione alla fusione. Alla questione di principio (la fusione per incorporazione è ritenuta un “regalo” ad Assolombarda) se ne sono aggiunte altre procedurali (le modalità di voto in Giunta dove la bozza di fusione era stata approvata con 24 voti a favore 21 contrari e 2 astenuti, durata della carica elettiva del presidente ecc, ecc). Dopo aver richiesto l’intervento dei probiviri potrebbero addirittura portare ad un clamoroso ricorso al magistrato. E pensare che l’operazione sembrava filare liscia almeno fino a qualche mese fa. Dopo l’ok della Giunta al protocollo esecutivo in marzo con 28 sì, 13 no, 2 astenuti e quello successivo dell’Assemblea (80% favorevoli con lo stesso meccanismo di voto proporzionale ai fatturati e al numero di dipendenti) il fronte dei contrari si è unito ed è passato al contrattacco.
BRIANZA TRADITA PARTE TERZA – LA FINE – Andrea Dell’Orto passerà alla storia come colui che ha dato il colpo di grazia alla Brianza. Ogni tanto avere nomi e cognomi è possibile. Territorio massacrato politicamente, economicamente tritato dalla crisi, ora ceduto a prezzo di saldo a Milano. Alla faccia dell’autonomia sbandierata come vessillo sino a qualche anno fa. E pensare che non contenti, a Dell’Orto gli hanno pure affidato da gestire un altro gioiello della Brianza come l’autodromo di Monza. Che sia una tecnica per chiudere pure quello? Può essere. Le premesse ci sono tutte…
Marco Pirola