In pensione Angelo Re, il Poliziotto armato di simpatia che conquistava tutti con le parole

in pensione angelo re

In pensione Angelo Re, per chi lo conosce semplicemente Gigi. E questa non è una bella cosa se non per i delinquenti. Lo scrivo in ritardo sulla tabella di marcia, ma non posso far finta di niente. Uomo integerrimo, “svelto” nel capire le situazioni ed agire di conseguenza, dicono dalle mie parti. Quando i questuanti dell’informazione, grandi o piccoli che siano come il sottoscritto, bussavano alla sua porta, rispondeva a tutti con garbo e con sofferenza per nulla istituzionale. Non ha mai rincorso ed amato le luci della ribalta. Tutto si risolveva davanti ad un caffè al bar di viale Romagna. In tanti anni non sono mai riuscito a pagargnene uno. Questore di Sondrio ultimamente e tante altre cariche prima. Bravo in tutto. E metteteci pure un altro paio di aggettivi in positivo che se li merita e ci stanno. Tutti.

In pensione il Poliziotto dal volto umano

Il “Poliziotto” nel titolo sembrerebbe riduttivo, ma tale uno ci rimane anche se la vita, la bravura e l’intelligenza lo portano a cariche importanti come l’ultima che gli è capitato di ricoprire. Oppure sei costretto a rispondere alla chiamata dell’Inps che ti fa un’offerta che non puoi rifiutare per raggiunti limiti di età. La maiuscola poi nel suo caso è poi d’obbligo. Quando un servitore dello Stato va in pensione e passa la mano si sprecano aggettivi, sostantivi, piaggeria e similari. Io, con questo “misero” scritto, pure fuori tempo massimo, voglio solo sottolineare la sua straordinaria umanità. Non si tratta di un articolo “coccodrillo” che sa di muffa, stantio e falsità. Di quelli preconfezionati, ma quanto effettivamente sento della sua esperienza lavorativa che ha incrociato la mia per qualche decennio.

In pensione Re, l’anti Clint Estwood

Se vi aspettate una sorta di ispettore Callaghan con la sua inseparabile 44 magnum sotto la giacca, vi sbagliate di grosso. Più vicino all’ispettore Maigret che a Clint Estwood. Ecco, forse un commissario Montalbano più istituzionale e rispettoso delle regole. Ma il cervello è lo stesso. Angelo Giuseppe Re per tutti quanti vivono all’ombra del Duomo di Monza, era ed è semplicemente “Gigi”. Da un mese è diventato a tempo pieno un “lavoratore dell’Inps”. Negli ultimi tempi, quando lo incrociavi lungo le strade sterrate del parco di Monza, ripeteva il mantra di tutti quelli che sono prossimi alla pensione. “Non vedo l’ora”. Mentiva, ne sono sicuro. In fondo al suo sguardo e dentro le sue parole c’era altro. L’orgoglio di chi ha servito lo Stato per decenni, ma anche la voglia di essere utile ancora. Poliziotti si nasce, bravi si diventa. E lui lo è diventato quasi subito.

In pensione Angelo Re: La carriera

Da Sondrio dove ha ricoperto l’incarico di Questore è tornato nella sua Monza per godersi la pensione. E sin qui potrebbe esserci tutta la notizia e finire la “captatio benevolentiae” possibile per un poliziotto che conosci da quell’ormai lontano 1992. Spero di non sbagliare la data. Quando “sbarcò” come semplice funzionario al Commissariato di Monza allora confinato in un “buco” della centralissima via Manzoni. Poi sempre più su in una carriera costellata da soddisfazioni e dal lungo sorriso contagioso che ha sempre sfoderato nelle occasioni ufficiali e quelle meno. Lo potevi incontrare in servizio lungo le strade oppure la domenica mentre correva al parco di Monza (cosa che sono sicuro farà ancora dopo la “sbornia” dei festeggiamenti). Ma anche alla macchinetta dell’acqua in periferia a fare il pieno di prezioso liquido con le bottiglie di vetro per non usare la plastica. In questi tempi da lupi e con tali chiari di luna dove il “macismo” pistolero, anche istituzionale, l’ha fatta da padrone, lui era diverso. Alla pistola ha sempre preferito le parole. Calme, placide, convincenti che “bucano”. Condite ancora da quel suo sorriso che ti accompagnava verso la soluzione del problema. Non aveva bisogno di urlare e tanto meno usare violenza. Lo sguardo “assassino” rabbuiato valeva più di cento proiettili. E per i casi meno complicati, con una pacca sulla spalla faceva confessare qualunque cosa. Monza, Cinisello, Bergamo, Milano. I suoi uomini lo adoravano e lui ricambiava altrettanto.

Un aneddoto

Un mio ricordo personale. Era il 2005 o forse l’anno successivo. Poco importa. Un caro amico comune, un suo “uomo”, pure lui poliziotto vecchio stile, un vero e proprio archivio in testa, era malato, ricoverato in ospedale. Molto malato. Gigi mollò tutto e si fiondò al suo capezzale. Gino Rapicavoli moribondo, stordito dalla morfina, alla sua vista, ha un sussulto e riesce persino a sorridere. All’uscita lo sguardo rabbuiato di Gigi valeva più di tutte le diagnosi dei medici. Capimmo. Si è fatto da solo Gigi. Da Cattolica Eraclea in provincia di Agrigento, su fino a Monza lavorando in banca di giorno e studiando la notte per una laurea in Giurisprudenza. È stato lui a gestire la transazione della struttura di semplice Commissariato di Monza a quella più complessa di Questura. Lui ha fatto il “lavoro sporco” (si fa per dire) e quando c’è stato da raccogliere i frutti sono arrivati altri. Pazienza. Non si è mai incazzato per questo. Figurati. Lui era ed è uomo d’ordine e dello Stato. Alle cerimonie ufficiali era sempre presente a Monza come a Sondrio. Alle cene ufficiose di qualche potente industrialotto nostrano invece no. Preferiva la casetta dell’acqua…

Il futuro chissà…

In pensione Angelo Re. Ora devo però sinceramente dire che a controllare i cantieri come un semplice “umarell” proprio non ce lo vedo. Un’intelligenza sprecata. Per questo motivo sono sicuro, anzi certo, che un giorno incontrerò il suo sorriso disarmante che mi riferirà del nuovo “lavoro”. Sempre al servizio dei cittadini che ha servito per tanti anni. Grazie Gigi. Non so se mai ti verrà data una qualche onorificenza, ma il mio personale “Giovannino” d’oro lo hai già vinto. Anni fa…

marco pirola

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