Imprenditore di Monza suicida con un colpo di pistola

paolo gargantini

Imprenditore di Monza suicida con un colpo di pistola. Gargantini, imprenditore di Monza. L’amico Paolo, ha deciso questa mattina (lunedì 18 ndr) di farla finita sparandosi nel suo ufficio di Cernusco sul Naviglio. Queste poche parole asettiche sono per “accontentare” le tecniche dei motori di ricerca. Ma non può finire così. Non finirà così. Non deve. La notizia della perdita di un amico non può andare stemperata nella “nuvola” e nelle esigenze del web. Gargantini era persona conosciuta a Monza. Dagli altri. Paolo era in più un amico. Mio. Pasticcione sino all’eccesso, ma meno peggio di tanti in circolazione. Confusionario, ma con stile anche nei momenti di difficoltà. Conosciuto in quella “Monza bene” che frequentava assiduamente e che assiduamente cercava ancora di frequentare nonostante i guai finanziari che lo ossessionavano e di cui temeva le ripercussioni sull’immagine. Guai affrontati con dignità estrema e senza paura di chiedere agli amici un consiglio, uno sfogo.”Monza, la nostra Monza, mia e tua – mi diceva con tristezza giovedì scorso – è una città feroce. Non la cambierei per nessun’altra al mondo, ma devi sempre stare in campana. Non appena ti vedono in difficoltà ti evitano. E forse questa è la vera forza nostra, essere sempre in pista”. Qualche accenno ai tempi della politica del: ti ricordi?” La voglia di venire con me a Santiago De Compostela in cammino. E poi quell’appuntamento mancato alla vigilia della sua estrema decisione. Quell’sms devastante che dice e non dice per giustificare la sua assenza all’appuntamento. La mia incazzatura e il rimbrotto per avermi fatto aspettare un’ora seduto come un “pellegrino” al tavolino del bar angolo dietro casa sua. A mezzogiorno ho capito. Tante cose. Troppe. Tutte. In una volta sola.

IL RICORDO DI GARGANTINI – Pillole di biografia non ufficiale, ma vera. La politica aveva visto protagonista Gargantini come assessore nella giunta di Marco Mariani. Nel 2007 doveva fare il presidente del Consiglio comunale, ma si era impuntato ed era finito per rivestire il ruolo di assessore al Commercio. Scherzi della politica che avevano obbligato allora i big di Forza Italia a rimischiare le carte. Imprenditore con alti e bassi. In passato aveva investito molto a Fortalezza in Brasile, ma le cose non erano andate benissimo per lui. O meglio nella direzione giusta per chi arrivava da precedenti esperienze non proprio esaltanti in campo imprenditoriale. Ma Paolo aveva ricominciato con l’ossessione di far mantenere alla propria famiglia lo stesso tenore di vita dei tempi d’oro. Certo era rincorso dalle chiacchiere di Paese, feroci come Monza sanno essere e che ora svaniscono misteriosamente davanti al gesto tragico ed estremo. E lui se ne faceva cruccio sorridendo amaramente. Anzi era il primo a scherzarne: “Momenti difficili, ma sto recuperando. Tornerò come un tempo. Sempre forza Milan”. Da due settimane però era evasivo, sfuggente, quasi rassegnato. Sino all’appuntamento mancato e alla tragica notizia arrivata per caso mentre ero fermo ad un semaforo. Potrei scrivere un romanzo conoscendolo da anni, ma l’emozione soffoca i ricordi ed è cattiva consigliera della scrittura. Anche di quelle mirabili incazzature sulle scelte politiche che aveva fatto. In passato veniva criticato per i suoi tentennamenti, ora Paolo ha deciso di andarsene nel modo più terribile e diretto scegliendo il giorno e l’ora. Come quel Dio in cui credeva e a cui ultimamente spesso si era rivolto.

Marco Pirola

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