Il vestito strappato dei… sartini di Vimercate

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Il giudice: l’ opposizione aveva ragione quando criticava la poca trasparenza dell’assessore

Il vestito che i… sartini dei i Cinque Stelle hanno confezionato per Vimercate da quando governano, va sempre più corto. Non solo per l’opposizione. Anche il magistrato ha dei dubbi sull’operato di chi ha cucito e scelto la taglia politica per la città in questi anni. Insomma una politica non proprio pret a porter. Il dress code sbandierato dai Cinque Stelle è cucito anche di querele, intimidazioni, qualche peccato veniale come la bugia (o se volete mancata verità…) dell’impiego part time del sindaco. Francesco Sartini, il sindaco e i suoi hanno cercato senza riuscirci a far di indossare all’opposizione (Pd, Forza Italia e Lista Civica) l’abito dei “poveri sfigati”. Quelli che si fanno intimorire da un pezzo di carta e dalla voce grossa. Il caso dell’ultima decisione del giudice ne è il simbolo.

Il vestito dei Cinque Stelle e la toppa del giudice

Non lascia spazio a dubbi o a interpretazioni di sorta l’ordinanza di Cristina Di Censo, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza. Il magistrato ha disposto l’archiviazione della querela per diffamazione presentata dal già assessore al Bilancio e alla Legalità del Comune di Vimercate Claudio Grossi. Il professore di Correzzana prestato alla politica vimercatese, aveva sporto denuncia nei confronti dei capigruppo di opposizione Mariasole Mascia (Partito democratico)Cristina Biella (Forza Italia) e Alessandro Cagliani (lista civica “Noi per Vimercate”). Il Pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione, Claudio Grossi si era opposto ed ora il Gip ha definitivamente archiviato con una motivazione pesantissima contro chi aveva sporto querela. Il trio diceva la verità. Così come il giornalista di una testata locale che aveva solo commesso solo un errore: fare il suo mestiere e pure in maniera egregia.

il vestito strappato dei Cinque stelle nuovabrianza masciaIl vestito che mi hai dato tu…parte prima

Il comportamento lecito dei consiglieri è stato confermato dal giudice. Oggetto del contendere, alcune accuse portate dai tre , nel maggio del 2017, all’allora assessore Grossi. In particolare quella di aver tentato di favorire la ong Transparency International a cui Grossi avrebbe voluto affidare il Piano di prevenzione della corruzione del Comune al costo di 8mila euro, esautorando di fatto il segretario comunale e generando un costo inutile.

Il vestito che mi hai dato tu… parte seconda

In secondo luogo la vicenda del compenso da assessore. Sempre dello stesso Grossi. I tre capigruppo di opposizione avevano sostenuto che Grossi si fosse dimesso da una società di famiglia per poter percepire il compenso pieno da assessore. Nonostante il sindaco avesse dichiarato al momento dell’insediamento che solo lui e un altro assessore (non Grossi) avrebbero percepito il 100% del compenso previsto. Anche su questo fronte, il Gip ha sentenziato che Mascia, Cagliani e Biella, con carte e documenti alla mano, hanno detto la verità.

Il vestito di Cristina Biella

“Il giudice dice in maniera inequivocabile che abbiamo detto la verità – ha commentato Cristina Biella – Da parte di Grossi c’è stato un uso strumentale della querela per tentare di intimorire che, però, non ha sortito l’effetto sperato. A questo punto valuteremo nostre iniziative legali perché questo scherzetto ci è costato molto sia da un punto di vista personale che economico. Il giudice ha detto che noi abbiamo detto il vero, quindi vuol dire che Grossi ha detto il falso e credo che debba risponderne”.

Il vestito secondo Mariasole Mascia

“Credo che di tutto ciò debbano risponderne anche il sindaco e i consiglieri del Movimento 5 Stelle che sin dal primo momento hanno difeso il loro assessore – ha aggiunto Mariasole Mascia – Ricordo che i consiglieri portarono in Consiglio un ordine del giorno per chiedere al sindaco che ci querelasse per tutelare l’onorabilità della città”.

Il vestito per Alessandro Cagliani

“Questa ordinanza del gip certifica che l’ex assessore, il sindaco e la maggioranza 5 Stelle hanno detto una bugia e lo hanno fatto in modo sistematico, intenzionale e organizzato. Non vorrei la querela fosse stata usata come strumento di minaccia e ritorsione”.

Marco Pirola

P.S.

E’ ufficiale. La giunta di Vimercate vive su Marte. E di tanto in tanto torna sulla terra. Questa volta grazie alla “sberla” del giudice. Forse l’unico che potrebbe sciogliere i dubbi su quanto è accaduto potrebbe essere l’autore di Pinocchio Carlo Collodi. Che di politica non capiva nulla, ma di bugie se ne intendeva. Per il resto, in che modo i “sartini” di Vimercate abbiano preso questa “batosta” legale non so. Ma sicuramente so dove…

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Alessandro Cagliani beve un bicchiere di acqua del sindaco

 

 

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