Guardie ecologiche Monza: parcheggio hot in divieto e pure contromano

E’ successo lunedì mattina a Monza in via Vittorio Veneto

Guardie ecologiche Monza. Raffica di multe sì per chi maltratta gli animali e getta cartacce per terra, ma a volte i “non umani” (nel senso che mancano di razionalità) sono proprio loro. In materia di ecologia e senso civico la “canna del fucile” è sempre rivolta verso i normali cittadini. Ci mancherebbe. A loro stessi (alle guardie ecologiche) invece sono concesse e si concedono “opere ed omissioni” che i monzesi non possono nemmeno osare pensare. Pena: una salata multa. Parlare di sanzioni è come camminare sul tapis roulant. Si torna sempre al punto di partenza. A quella montagna di verbali e contravvenzioni volgarmente chiamate “multe” che angosciano i suoi abitanti. Multe. Strumento spesso utilizzato dalle Amministrazioni comunali per fare cassa tra autovelox, alcol test e divieti di sosta. Del resto si tratta di milioni di euro che fanno la felicità di ogni sindaco d’Italia e provocano “l’orgasmo” di tutti gli assessori al Bilancio quando guardano la cifra degli incassi in contanti. Monza non fa eccezione.

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GUARDIE ECOLOGICHE MONZA: IL FATTO – Tutti sono uguali davanti alle contravvenzioni, ma c’è qualcuno più uguale degli altri: le guardie ecologiche di Monza. Almeno non tutti certamente. C’è più di qualcuno in città che sfugge a questa regola. Sicuramente non sfuggono quegli agenti che lunedì mattina, poco dopo le 11,30, hanno parcheggiato l’auto di servizio in via Vittorio Veneto davanti al “circolo Cattaneo”. Macchina in divieto di sosta (come da foto allegate), contromano, in prossimità di uno stop. Pericolo. Insomma non proprio un parcheggio da perfetto codice della strada che sono a rispettare pure loro pur non essendo nella foresta amazzonica.

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GUARDIE ECOLOGICHE MONZA: LA REAZIONE – E qualcuno non si è lasciato sfuggire la possibilità, una volta tanto, di “restituire” la cortesia ed ha iniziato a chiamare la redazione di nuovabrianza.it offrendo un racconto dettagliato del fatto. A dire il vero ho archiviato la prima telefonata sulle guardie ecologiche come “ennesima rottura” di palle di quelle che intasano le redazioni dei giornali di tutto il mondo. Alla quarta, stupido e stupito come sono, ho chiesto all’interlocutore di mandarmi le foto. Detto, fatto. Devo anche dire che l’ennesima persona che mi ha chiamato era molto propensa “a farsi giustizia” da sola andando ad affrontare quella pattuglia nella palude più congeniale: il bar.

Marco Pirola

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