Giunta bocciata in inglese

Dank iu, pronunciandolo alla Aldo Biscardi. Se Checco Zalone avesse visto quello che abbiamo visto noi, ci avrebbe sicuramente ambientato una scena del suo nuovo film. E’ proprio il caso di dirlo visti gli strafalcioni contenuti nella traduzione in inglese sui cartelli fatti mettere in giro per la città da un’amministrazione che pure vanta al suo interno insegnanti e giornalisti. Certo che una città come Lissone alla vigilia di Expò 2015 si meritava di più. Non solo nella traduzione piena di errori dall’italiano all’inglese. Fosse solo questo.

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L’ignota (speriamo ancora per poco) mano di funzionario che li ha fatti fare, nemmeno si è preso la briga di controllare le date. Così si arriva al paradosso di una scritta su Palazzo Terragni, quello progettato dall’architetto del ventennio (non quello di arcoriana memoria), che sta su tutti i libri di storia dell’architettura moderna. A Lissone risulta un ectoplasma morto nella scritta in italiano nel 1943 mentre nella traduzione in lingua della “perfida Albione” (inglese) risulta essere1934. Mettevi d’accordo, bastava una rilettura delle date. Se così fosse, l’edificio in piazza nemmeno esisterebbe. Pazienza. In Comune devono aver pensato in pochi leggono l’inglese e ancor meno lo sanno.

Senza contare poi le altre castronerie contenute nel cartelli della Chiesa vecchia (tralasciando la forma della prima frase, la seconda inizia con: “Records there are” che dovrebbe essere la traduzione di “Sussistono notizie”.

 

Di Palazzo Candiani (seconda parola “buiding”). E la chicca di piazza Libertà con un bel “domolition”, vocabolo di difficile traduzione, ma che forse nelle intenzioni dell’estensore sarebbe dovuto essere “demolition”. Grazie ai grillini la vicenda è venuta a galla. Ora Roberto “farfallino” Beretta ci inonderà di parole per giustificare l’operato e la colpa ricadrà sul solito funzionario pasticcione. Certo l’amministrazione va anche valuta sulle piccole cose di tutti i giorni come una semplice traduzione.

Marco Pirola

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