L’altra cerimonia tra addetti ai lavori, qualche curiosità e pure un furto
Giunta Allevi l’altra cerimonia. Applausi di rito e commozione delle matricole. Il leghista che esce all’inno d’Italia, le sedie che mancano, la selezione all’ingresso pubblico. Il solito “imbucato” che cerca di entrare sfoggiando un biglietto da visita da “presidente”. Ed ancora. Posti riservati per i consorti dei vip, il grillino che urla “silenzio” in corridoio. I cani che abbaiano davanti alla porta del consiglio. Tra la coreografia di ogni inizio, c’è stato spazio anche per la politica. Con la proposta delle giunte itineranti nei quartieri. Il leghista (sempre quello) che dà un consiglio “intimidatorio” al nuovo presidente del Consiglio pure lui della Lega. Anzi quello che gli ha soffiato la poltrona. La carica sarà pure super partes, ma prima di tutto ha giurato fedeltà al Carroccio. Quindi stia attento.
Giunta Allevi: problema sicurezza
Il preludio della “cavalcata delle valchirie” non è stato dei migliori. I vigili urbani dopo una settimana di “roboanti” successi sul fronte sicurezza debbono registrare una Caporetto. Come lo può essere un furto all’interno del palazzo comunale. Certo c’era stato il tizio multato di 100 euro perché pisciava nella fontana della stazione. Sicuramente una tacca meritava quello sanzionato perché tagliava i capelli sulla panchina. E che era di una pericolosità assoluta. Ma come la mettiamo sui due microfoni rubati nel cuore della Sicurezza. L’aula consiliare. Nessuno se ne è accorto. Nemmeno l’assessore. Gesto da censurare a cui è stato posto rimedio abbastanza rapidamente. Si spera sia stato soltanto un atto di protesta da parte di qualcuno stanco di sentire i soliti discorsi che sarebbero avvenuti il giorno dopo.
Giunta Allevi tra sedie e cani
Premessa. Abbiamo assistito alla cerimonia in piedi come spesso accade senza problemi e senza polemiche. Assediati in corridoio tra il grillino Nuccio Nasca che urlava con fare tribunizio agli astanti (non molti rispetto ad altre occasioni) di fare silenzio. Urla beluine più che giustificate interrotte solo dall’abbaiare dei cani e dalla maleducazione dei presenti. i cani. Nota questa più che positiva come la presenza di Eleonora Villa dell’associazione animalista di Vittoria Brambilla. I suoi barboncini non hanno fatto casino. Le sedie riservate alla stampa che stava svolgendo il proprio lavoro, erano solo due. Gli altri meno fortunati si sono dovuti accontentare dei gradini. Si è temuto che l’assenza giustificata dell’assessore alle Piccole cose Simone Villa impedisse la soluzione del problema. Ma così non è stato. Hanno fatto a meno di lui.
Giunta Allevi: gli imbucati e posti vip
In compenso tra i posti del pubblico un paio di cartelli con scritto “riservato” ai consorti degli assessori. Fuori qualche pensionato della politica che cercava di entrare prontamente respinto dal personale vigilante. “Mi spiace non è nella lista delle prenotazioni non può entrare”. Gianfranco Terruzzi non è uno che si lascia scoraggiare facilmente. Anni di politica da “marciapiede”. E figurati se si sarebbe fermato davanti ad una vigilessa qualunque. Nata quando lui era già presidente della Commissione Urbanistica del Comune negli anni delle speculazioni edilizie. Lo zio Terry ha sfoggiato tutto il suo repertorio. Biglietto da visita con scritto “presidente” compreso. Poi presi per sfinimento, i vigili lo hanno lasciato passare. Un grande. Sempre il numero 1.
Giunta Allevi: assenti, il “nazista” e la reginetta del selfie
Un matrimonio ha tenuto lontano dalla “prima della Scala” Simone Villa. Era il celebrante. E pure uno sposalizio ha allontanato, temporaneamente, la neo assessora all’Urbanistica Martina Sassoli. Era testimone. A cerimonia quasi ultimata si è presentata con l’affanno da neo mamma. Giusto il tempo per un selfie strappa like con l’assessore di Monza più gettonato in Italia in questo momento. Andrea Arbizzoni arrivato in aula con una pessima fama costruita “vergognosamente” (il termine ci sta tutto) da Repubblica, ma che di nazista aveva ed ha poco. Anzi nulla. Fuori una rappresentanza nutrita di Lealtà ed Azione. Il suo gruppo. Talmente pericolosa e terribile per la democrazia che nessuno se ne è accorto. Della loro cattiveria. Lorenzo Di Tommaso, Alessandro Ciano Piazza, Stefano Pavesi e l’immarcescibile Massimo Casiraghi memoria storica della destra monzese.
Giunta Allevi: la delega dimenticata
La fretta è cattiva consigliera. Si sa. Molti cittadini pensano che gli uffici del Comune servano solo a rilasciare certificati e carte d’identità. Non è così ovviamente. Ma i più lo pensano davvero. Eppure tra le decine di deleghe assegnate, l’unica di cui si era dimenticato il sindaco, è stata proprio quella ai Servizi Demografici. Nell’elenco ufficiale inviato ai consiglieri comunali non c’era proprio. Accortosi dello svarione, nemmeno il tempo di un amen, Allevi si è guardato attorno e chi ha visto accanto a sé? Ma certo, lui l’onnipresente prezzemolino con il dono dell’ubiquità anche politica. Piefranco Maffè. Che si è beccato al volo la patata bollente.
Giunta Allevi: il “celodurista” della Lega Nord
Senza nulla togliere al sindaco nel suo giorno di grazia il protagonista è stato uno solo: Alberto Mariani. Negri e terroni sono il suo pane quotidiano. Il leghista è sgattaiolato fuori dall’aula un attimo prima che partissero le note di Mameli. E’ poi rientrato giusto il tempo per ricordare al neo presidente del consiglio Filippo Carati la sua trentennale militanza nel Carroccio. Dove vige l’obbligo del Va’ pensiero. Certo Mariani ha come Rosario Adamo il dente avvelenato. Tutti e due ambivano al posto di Carati. Ma se il secondo pur avendo titoli per ricoprire la carica, è stato “segato” dalla ragion politica (il posto nella spartizione delle poltrone spettava alla Lega ndr). Il primo è stato sacrificato in base “all’opportunità di convivenza”. Lo hanno accontentato per ora dandogli il posto di capogruppo.
Giunta Allevi: i capigruppo
Egidio Riva nelle fila del Pd. Giovanni Danilo Sindoni (M5s). Francesco Cirillo, l’avvocato solamente due anni fa partecipava a riunioni alla “Trattoria dell’Uva”‘ del tipo: “cosa c’è oltre Forza Italia”: Premiato per la sua coerenza. Del resto dopo la rinuncia di Rosario Adamo a chi lo dovevano far fare? A Franco Cosi parrucchiere di San Rocco, nipote di Libero Bognani? Nicolas Monguzzi (Noi con Allevi) era predestinato. Bravo. Giovane. Ambizioso. E’ pure amico di Francesco Magnano. Marco Negrini, avvocato, non aveva speranze. Non è amico del geometra della “real casa”. Pazienza sarebbe stata un’ottima scelta senza bisogno di conferme. Marco Monguzzi (Monza con Maffè) ha finalmente avuto un posto al sole tutto suo. Marianna Gaspero (FdI-An). Scontata la scelta per le altre due liste Maria Chiara Pozzi (Monza per Scanagatti) e Paolo Piffer (Civicamente). Il resto come cantava Califano, è noia. E poi la “velina” potete sempre leggerla altrove…
Marco Pirola