Indagato Franco Giordano l’ex pizzaiolo diventato presidente della società pubblica
Gelsia Seregno e quell’inchiesta che movimenta quest’inizio di campagna elettorale. Un po’ come la pizza. Dalla quattro stagioni della politica al forno del Tribunale il passo può essere breve. Nel caso di Franco Giordano, è stato nullo. Non è un bel momento per l’ex letturista dell’Enel. Il pizzaiolo di sera che per arrotondare girava in bicicletta diventando poi uno dei ras di Forza Italia. Stavolta il “condimento” lo ha servito direttamente il magistrato. Dalla corruzione alla turbativa d’asta. Queste sono a vario titolo le ipotesi di reato per cui sette persone risultano indagate nel nuovo filone della maxinchiesta della Procura di Monza sul malaffare nella pubblica amministrazione di Seregno. Presunto.
Gelsia Seregno i nomi
Nel ciclone giudiziario risultano coinvolti vertici vecchi e nuovi del gruppo di società a cui è affidata la fornitura e la gestione dei servizi del gas metano, dell’energia elettrica e della raccolta dei rifiuti a una trentina di Comuni. Il Comune di Seregno è azionista di maggioranza. Si scorre l’elenco e si vedono vecchie conoscenze della politica brianzola. Il presidente di Gelsia srl, Francesco Giordano, il presidente di AEB spa, Alessandro Boneschi, l’ex presidente di AEB, Maurizio Bottoni, il presidente di Gelsia Ambiente srl, Massimo Borgato, l’ex membro del consiglio di amministrazione di AEB, Gabriele Volpe, e il direttore generale di Gelsia Ambiente, Antonio Capozza.
Gelsia Seregno il costruttore
Oltre a citati, rispunta il nome di Giorgio Vendraminetto, imprenditore immobiliare già finito in una precedente richiesta di del pubblico ministero monzese Salvatore Bellomo. Una vicenda che riguarda pratiche edilizie sospette in cui risultano iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza (Forza Italia), l’ex vicesindaco Giacinto Mariani (Lega) e l’imprenditore Antonino Lugarà. Da qui era partita la maxinchiesta dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Desio sul presunto voto di scambio con l ‘Ndrangheta sull’area dismessa Dell’Orto di via Valassina.
Gelsia Seregno l’inchiesta
Tutto per ora è coperto dal massimo riserbo. Frase di rito che sta ad indicare che il magistrato sta scavando ed ha trovato qualcosa. Su questa nuova richiesta di proroga delle indagini, non risultano infatti spiegati gli episodi su cui gli inquirenti hanno puntato la lente di ingrandimento. Qualche intercettazione, qualche documento scritto che va ancora approfondito e la proroga scatta “automaticamente”. L’accusa di corruzione a carico dei vertici di Gelsia, associata al nome del costruttore Vendraminetto, apre però la strada all’ipotesi di indagini su vicende edilizie che li possono accomunare.
Gelsia Seregno l’asta taroccata
L’accusa di turbativa d’asta potrebbe collegarsi ai presunti vantaggi nei bandi di gara a favore di Gelsia. All’anticipazione di dettagli di gare non ancora aperte, alle delibere con cifre in bianco già evidenziate nelle informative dei carabinieri di Desio.
Gelsia Seregno quel politico è proprio una Volpe
Il nome di Gabriele Volpe, ex tante cose, ex assessore all’Edilizia a Lissone e vicesindaco fino al 2012, è invece uscito nelle carte dell’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni della cosca Laudani in Brianza, indicato da un sodale come mediatore per l’appalto sul centro sportivo Palaporada gestito da AEB, ma mai rinnovato. Volpe, vecchia scuola socialista è stato per decenni protagonista della politica locale. Partito, ad inizio anni Novanta, come assessore al Bilancio della giunta comunista di Sesto San Giovanni retta da Filippo Penati, in pochi anni è arrivato ai vertici di Forza Italia.
Gelsia Seregno l’uomo delle pizze e dei voti
Il piatto preferito da Franco Giordano è sicuramente la politica. Pizza. La quattro stagioni in particolare. Partito come socialista di rincalzo, all’inizio degli anni Novanta, era improvvisamente diventato uno dei boss del partito locale. Più che per le sue abilità, per via del magistrato che nel 1992 aveva arrestato quasi tutti i suoi “compari” milanesi e monzesi. Nel 1992 lui e Antonino Pellitteri erano rimasti soli a difendere il Garofano in Brianza. Uno segretario, l’ altro tesoriere del partito a Lissone. Nel 1994 inizia la scalata. Si presenta a Lissone in una Lista civica di sinistra contro Forza Italia e Lega. Due anni dopo lo troviamo segretario cittadino degli azzurri. E’ in quel momento che abbandona la bicicletta usata per risparmiare, con l’auto della politica.
Gelsia Seregno tutti gli amici del presidente
Pochi. Selezionati. E soprattutto utili per fare carriera. Paolo Romani (quello che ha fatto il ministro e che ha il figlio candidato alle regionali per forza Italia). Per anni è stato suo referente in Brianza. Su, su sino a diventare assessore nel 2009 nella giunta provinciale proprio per intercessione di Massimo Ponzoni altro suo grande sponsor. I due viaggiavano a braccetto in tutte le trattative per i posti in Brianza. E poi dopo le disavventure giudiziarie di quest’ultimo, ancora Romani. Ultimamente aveva sognato un posto alla Camera dei Deputati. Uno scambio alla pari. Il titolo di onorevole in cambio del “mestiere” di badante di (Federico) figlio di Romani, impegnato a raccogliere preferenze pera non fare brutte figure in Brianza. Lo avevano segato nonostante ci sperasse tanto. L’uomo non è per niente stupido. Anzi. Di un’intelligenza rara che rasenta la furbizia. Ma quando si va in pizzeria, c’è sempre il momento amaro. Quello del conto. Se la caverà. Siamo sicuri. Del resto chi meglio di un pizzaiolo, seppure ex, conosce i segreti del ristorante della politica?
Marco Pirola