Epidemia polmonite: Legionella colpisce Monza e Desio

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Un pensionato deceduto all’ospedale di Desio e un ragazzo ricoverato gravissimo al San Gerardo

Epidemia polmonite Monza e la Brianza in prima linea. L’epidemia di polmonite scoppiata negli scorsi giorni nel Bresciano assume contorni drammatici. Un giovane è infatti ricoverato in gravissime condizioni all’Ospedale San Gerardo di Monza. Ha contratto l’infiammazione ai polmoni da legionella. Il ragazzo, originario di Roè Volciano sul Lago di Garda, si era presentato al pronto soccorso di Gavardo, una zona lontana e diversa dall’epicentro del contagio. Poi era stato trasferito nel più attrezzato nosocomio monzese. A Desio un 82enne è deceduto dopo essere venuto in contatto con il batterio.

Epidemia polmonite il pensionato morto a Desio

E’ stata una polmonite da legionella la causa della morte di un uomo di 82 anni, residente in provincia di Lecco, arrivato giovedì 6 settembre al pronto soccorso dell’ospedale di Desio. In arresto cardiocircolatorio è deceduto due giorni dopo. Lo conferma l’Asst di Monza. Secondo gli esperti gli “esami diagnostici specifici” a cui è stato sottoposto l’anziano “avrebbero evidenziato un quadro compatibile con diagnosi di polmonite da Legionella.

Epidemia polmonite gravissimo un ragazzo a Monza

Resta invece in terapia intensiva un uomo di 29 anni, di origini bresciane, ricoverato in prognosi riservata al San Gerardo di Monza. E’attaccato alla macchina “Ecmo” che serve per la pulizia del sangue. Anche in questo caso di tratta di legionella. Presentatosi con i sintomi classici della patologia al pronto soccorso di Gavardo (in provincia di Brescia), il 29enne è stato trasferito a Monza perchè la struttura del bresciano non sarebbe stata in grado di garantire il corretto trattamento della malattia. Le sue condizioni, a detta dei medici, sono gravi, ma stabili. La prima settimana di ricovero sarà decisiva per poter sciogliere la prognosi. Finora i casi di legionella più gravi hanno riguardato persone in età avanzata. Questa è un’escalation preoccupante. In questo caso invece si tratta di una persona di 29 anni che, proprio grazie alla sua giovane età, sembra aver maggiori capacità di reagire alle cure.

Epidemia polmonite perché si chiama legionella

Il termine “Legionella” ha origini da un raduno di ex combattenti della guerra in Vietnam (i legionari appunto, appartenenti all’American Legion) tenutosi nel luglio del 1976 nell’albergo Bellevue-Stratford di Philadelphia. Durante questo incontro su circa 4mila partecipanti, 221 furono colpiti da polmonite acuta e 29 non riuscirono a sopravvivere.
Tra le varie ipotesi, si pensò anche ad un attacco biologico da parte dei Russi.
Successivamente, si scoprì che la causa di tali decessi era semplicemente batterica.
Nel Gennaio del 1977, il CDC di Atlanta scoprì che la malattia era stata causata da un “nuovo” batterio. Batteri in precedenza sconosciuti, che si erano sviluppati nell’impianto di condizionamento e ad essi fu dato, appunto, il nome di Legionella. Attualmente, al genere Legionella si possono enumerare 48 specie diverse, suddivise in 70 sierogruppi e circa la metà di queste risultano patogene opportuniste.

Epidemia polmonite: Legionella dove si annida

“L. pneumophila” è un batterio presente in modo diffuso nell’ambiente naturale, specialmente a livello di corsi e raccolte d’acqua. Negli ambienti chiusi, caldi e caratterizzati da un elevato tasso di umidità trova le condizioni perfette per la sua proliferazione e, per questo, i grandi impianti per il trattamento dell’acqua e dell’aria possono essere contaminati con facilità dal microrganismo.

Epidemia polmonite, la legionella pericolo in casa

Il batterio della Legionella può rappresentare un pericolo anche tra le mura domestiche, specie negli stabili con impianti idraulici datati e non sottoposti ad una corretta manutenzione. In particolare, le fonti di rischio possono essere rappresentate da situazioni apparentemente del tutto innocue. La doccia, ad esempio, può diventare l’ambiente perfetto per la crescita della Legionella, che si localizza soprattutto all’interno dei tubi dell’acqua calda. La nebulizzazione che si verifica a livello del soffione, poi, diventa il mezzo ideale per la trasmissione del batterio. Persino il ferro da stiro può rappresentare un pericolo, ragion per cui si raccomanda di evitare i modelli dotati di nebulizzatore.
Infine, occorre prestare attenzione anche all’impianto di irrigazione, specie se l’acqua utilizzata non è quella dell’acquedotto, ma proviene da depositi di acqua piovana o pozzi autonomi.

Marco Pirola

 

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