Emergenza Monza e Brianza la Croce Rossa in autodromo per Emerlab

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Volontari della Croce Rossa di Monza in autodromo simulano un maxi incidente

Emergenza in autodromo, Croce Rossa di Monza in prima linea. Metti un weekend di sole. Di quelli che ti spingono dritti verso il mare, verso la spiaggia, verso il divertimento. Verso le ragazze. Metti. Eppure c’è chi, una ventina di volontari di Monza, decide di sacrificare costume, pinne ed occhiali da sub e pure l’aperitivo in viale Ceccarini a Riccione, per rimanere a casa e dedicarsi agli altri. Ad imparare nuove tecniche di soccorso. A studiare a seguire corsi e simulare incidenti per essere pronti ad intervenire in caso di bisogno. Non loro, nostro. Potrei dire in un linguaggio volgare, crudo, ma molto vicino alla realtà (come si usava nel palazzo popolare di Lissone dove sono nato…) che sono stati a casa a “rompersi il culo”. Se qualcuno si sente offeso da questa colorita espressione, si fermi nel leggere oppure la trasformi in “si sono rotti le ossa”. Ma tale frase non ha l’esatto significato di quello che i 20 volontari della Cri di Monza hanno fatto. Non certo per loro, ma per la loro città. Monza.

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I PROTAGONISTI – fare nomi è sempre antipatico perché si rischia di escludere qualcuno, ma questo non è un giornale normale. Giuseppe Barca, non è una persona qualunque. E’ un volontario di Monza che di mestiere fa il tranviere a Milano con orari impossibili. Eppure in questo weekend era in autodromo a Monza per coordinare i volontari di Cri. E dato che c’era, assieme ad altri ne ha approfittato per seguire corsi di aggiornamento antincendio, di topografia applicata al soccorso e dell’uso del “merlo”, il muletto a lui tanto caro (glielo regalerò a Natale…). Lavoro gratis, studio. Sudore e ancora fatica. Con lui Il re dei cuochi della Croce Rossa di Monza. Un volontario che tutte le sezioni invidiano per l’impegno e per quella differenza in più che fa in cucina dove ai fornelli non ha rivali. Stiamo parlando di Alessandro Calzaretti, un ragazzo a cui tutti in via Piave a Monza vogliono bene e che non sarebbe in grado di fare del male ad una mosca. Quando chiamano per lavorare lui è sempre in prima fila. Silenzioso con la sua barba d’ordinanza e le sue mani d’oro sembra un guerriero teutonico. E poi Andrea Paleari. Giovane, esuberante e poi mi fermo con gli aggettivi onde evitare che si dica che parteggi per lui. Dategli in mano una cartina e due tende e non c’è terremoto che gli faccia paura. Sabato era laggiù a simulare un maxi tamponamento di 20 auto con 25 feriti e a dare una mano ai suoi amici volontari. Basta nomi. C’erano anche le donne, ma se ne cito una e escludo le altre, finirei crocifisso. Megli evitare. Non ci tengo.

Quello a sinistra è Beppe il tranviere visto da dietro. Il suo profilo migliore...
Quello a sinistra è Beppe Barca il tranviere visto da dietro. Il suo profilo migliore…

I MEZZI – Ora tocca ai mezzi. Con la colonna mobile provinciale della Croce Rossa c’erano, di Monza, 3 camion, tre mezzi 4 per 4, sei tende (provate voi a montarne mezza, finirete dritti all’Inferno per le bestemmie…) 1 ambulanza. Mantenere questa operatività costa e tutti i volontari oltre a tempo e fatica ci mettemmo del loro. Questo Monza lo deve sapere.

GLI ALTRI RINGRAZIAMENTI – Ora con la musica dell’Istituto Luce, le immagini leggermente accelerate, l’elenco sterminato degli altri che c’erano e senza cui l’esercitazione non sarebbe potuta esserci. Areu, AAt di Monza e Brianza, Cri Brugherio, Cri Misinto, Cri Desio, Croce Bianca Giussano, Croce Bianca Biassono, Croce Bianca Cesano Maderno. E infine Ufficio Protezione Civile del Comune di Monza e Mario Stevanin (i due Stevanin e la Protezione Civile pur essendo la stessa cosa, sono entità separate. Citando personalmente Stevanin abbiamo sicuramente accresciuto la sua autostima. Con una differenza: che lui lo paghiamo noi con le nostre tasse, i ragazzi della Croce Rossa si pagano da soli…

Marco Pirola

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