Autodromo Monza: dossier di Ecclestone sul cambio dirigenza Sias

Il rinnovo del contratto per il Gran Premio di Formula 1 a Monza passa non solo dai milioni di dollari

Autodromo Monza, il dossier. Per ora i dollari del rinnovo del contratto all’autodromo di Monza non sono ancora arrivati, ma sulla scrivania di Bernie Ecclestone c’è un pugno di carte. Appunti, episodi, pareri. Presi singolarmente si tratta di semplici scritti, ma un comune denominatore: Monza. Un vero e proprio “dossier autodromo Monza” che serve al patron della Formula 1 per alzare il prezzo con Monza. Non vuole solo il denaro, ma vuole che vengano cambiati i rapporti con l’attuale dirigenza della pista più famosa al mondo. Tradotto ai minimi termini: un cambio per evitare che si ripetano gli errori commessi dagli attuali amministratori della pista monzese in un recente passato.

AUTODROMO MONZA: IL DOSSIER – Due sono stati gli episodi che hanno scosso i rapporti fiduciari tra Ecclestone e Monza. Il siluramento dell’avvocato Federico Bendinelli, legato a Ecclestone da una solida fiducia personale e professionale. In seconda battuta, la paventata modifica del Curvone (Curva Biassono) pianificata “in house”. In quest’ultimo caso il bando d’appalto è stato ritirato dopo l’opposizione di Herman Tilke, sessantenne archistar tedesca degli autodromi (suo il circuito di Sepang in Malesia). Sessantenne architetto legatissimo ad Ecclestone. Sul fronte italiano il paziente Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci Italia ha pure lui un filo diretto con Ecclestone, ed ha provveduto a rinforzare il già corposo dossier relativo all’Autodromo di Monza e ai suoi gestori e mettendone a conoscenza anche Ivan Capelli, presidente Aci Milano. Quest’ultimo a breve dovrà compiere le proprie mosse per evitare che l’inglese capo della Formula 1 scateni la sua ira trasferendola non solo sulle condizioni di pagamento del canone (durata e rate), m anche sul prolungamento del Gp stesso. A questo punto Andrea Dell’Orto, presidente Sias, la società che ha in gestione l’impianto monzese, non dorme sonni tranquilli. La schiera dei suoi avversari aumenta a vista d’occhio. Dell’Orto pochi mesi fa aveva “autoaffossato” la Confindustria di cui era Presidente (la più vecchia associazione d’industriali d’Italia), privando Monza e Brianza di un’associazione presente sul territorio dal 1902. La delibera di fusione con Assolombarda (l’omologo Ente di Milano) era stata impugnata senza successo da alcuni imprenditori locali.

AUTODROMO MONZA – L’Autodromo Nazionale di Monza è arrivato ad una svolta: dopo mesi di trattative per la permanenza del GP di F.1, le carte sono finalmente sul tavolo. Non su un tavolo qualsiasi, ma su quello della pubblica opinione. E’ nota la struttura piramidale dell’Autodromo, con la gestione in capo a Sias , la quale a sua volta è una SpA il cui capitale è diviso tra Automobil Club di Milano (70%) e la sua Immobiliare (30%). Chi vuole contare qualcosa nella gestione, deve garantirsi solidi appoggi o farsi eleggere nell’ACM. Così è andata per Andrea Dell’Orto (Amministratore delegato) e Francesco Ferri (procuratore), che di Sias sono a capo, nominati grazie all’elezione di Ivan Capelli quale Presidente di ACM. A fronte di questi giochi “societari”, il patrimonio da gestire è un impianto esistente dal 1922, situato in un prestigioso contesto. Un unicum che conta un notevole ritorno economico e di immagine, fungendo da vero e proprio volano per un’area molto vasta. A questo punto è chiaro come ogni modifica nell’assetto di controllo dell’Autodromo comporti ricadute nei rapporti tra i vari portatori di interessi. In questo contesto lo storico G.P. è il principale oggetto di contesa e ben se ne capisce il motivo, essendo un evento di rilevanza mondiale. Giova ripetere alcuni fatti troppo spesso sottovalutati: la F.1 non è un ente di beneficenza e il suo dominus Bernie Ecclestone chiede (e ottiene) condizioni contrattuali molto pesanti dai suoi vari interlocutori intorno al globo. Non ha fatto eccezione per gli italiani (ne sanno qualcosa a Imola) e le sue minacce, pardon i suoi “suggerimenti”, seguiti alle varie inchieste giudiziarie che hanno scosso Monza, non hanno trovato degli attenti ascoltatori. Molto male perché martedì 8 marzo  il Corriere della Sera, con la vivace penna di Flavio Vanetti, ha messo sotto i riflettori la pantomima che si sta consumando nelle segrete stanze di potere, tra Londra e la Motor Valley brianzola.

AUTODROMO MONZA: IL PASSATO – Qualche mese fa, nel monumentale paddock monzese, un’insolita delegazione politica trasversale (tra gli altri Roberto Maroni e Matteo Renzi) aveva rassicurato Bernie Ecclestone sulla disponibilità finanziaria alle richieste della FOM (che gestisce il Circus), ottenendo una proroga per le trattative. Nei mesi successivi i gestori dell’impianto Ferri e Dell’Orto impiegavano male quest’apertura di credito, dilatando la chiusura dell’affare finchè a inizio febbraio Mr. E, persa la pazienza, pronunciava la sua sentenza, parlando di “caso politico all’italiana”. A questo punto il Presidente ACI Sticchi Damiani correva a Londra per ricucire lo strappo, forte di una pluridecennale amicizia proprio con Ecclestone. Nel fortunato tentativo, venivano concordate condizioni molto severe, prima tra tutte proprio il cambio di dirigenza in capo alla SIAS.

AUTODROMO MONZA: IL PRESENTE – Se vi potevano essere dubbi (trapelati più o meno sulla stampa specializzata), con le righe pubblicate dal Corriere della Sera, ogni possibilità d’equivoco è svanita. Parliamoci chiaro, Mr Ecclestone non ha un vero e propro potere giuridico su Dell’Orto e Ferri, nè tanto meno su Ivan Capelli che stima. La sua capacità persuasiva è però molto estesa, specie in virtù della “mala gestio” o meglio “confusa gestio” operativa verificatasi nell’ultimo anno all’Autodromo, i cui punti chiave sono stati evidenziati a Sticchi Damiani proprio da Mr E e dal suo informatissimo entourage.

AUTODROMO MONZA: IL FUTURO – E l’Autodromo? Senza GP l’attività si ridurrebbe drasticamente: la famosa Convenzione tra Sias e i Comuni di Monza e Milano potrebbe essere mantenuta solo in caso di evento motoristico rilevante (Art. 2.2). Se la F.1 partisse verso altri lidi, pochi altri eventi potrebbero riempirne il vuoto: sicuramente non basterebbero le moto (incerte prospettive per la SBK e/o ancor di più per la MotoGP) e a risentirne potrebbe essere in primis l’attuale livello occupazionale. Sicuramente il prestigio ne uscirebbe gravemente compromesso e a questo punto il glorioso Nazionale finirebbe pensionato. Le speranze degli appassionati sono riposte nell’ennesimo colpo di scena sulla linea del traguardo.

Simone Colzani

Commenti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here