Desio caldo mafia e zanzare…

desio calco mafia e zanzare

Desio caldo mafia e zanzare. A qualcuno verranno i capelli dritti. Anche se è solamente una piece teatrale. Nonostante l’afa questo si parla di mafia con una rappresentazione teatrale messa in piedi dal quel “diavoletto eclettico” di Ettore Radice per chi gli vuole bene semplicemente Ettorino. Al Parco Tittoni va in scena il ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro.

Desio caldo mafia: il ricordo

La Città di Desio continua la sua programmazione estiva. Dopo aver ospitato Alberto Camerini e la musica dei mitici anni ’80, ora è il momento della memoria. Del ricordo verso due servitori dello Stato. Martedì 18 luglio, alle ore 21, andrà in scena lo spettacolo teatrale “Forte come la morte è l’amore”, ideato e realizzato dall’associazione “Mnemosyne”. Lo spettacolo teatrale è curato da Ettore Radice in veste di drammaturgo e da Loredana Riva alla regia. Interamente dedicato al profondo legame che univa i due coniugi e alla loro lotta nei confronti della criminalità organizzata. Attraverso i diari, le lettere tra il Generale e la moglie e le interviste dell’epoca vengono messe in scena le vicende, la vita e i caratteri dei due coniugi. La mafia uccide solo d’ estate come recita il film di Pif.

La storia

Era il lontano settembre 1982. L’anno dell’estate mundial di Spagna. Di Bearzot e di Paolino “Pablito” Rossi, quando a Palermo vennero freddati da un commando della mafia il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro. Colpiti nell’anima prima ancora che nel corpo. Attinti dall’indifferenza e lasciati soli da quello Stato che non era riuscito a difenderli. Così come esattamente dieci anni dopo, sempre in una calda estate, quella del 92, cadevano prima Giovanni Falcone a Capaci e poi il suo inseparabile collega e amico di sempre, Paolo Borsellino. Il copione e la trama non cambiano. Sono  sempre la stesse, collaudate nel tempo: prima la delegittimazione, poi l’isolamento e l’insostenibile solitudine ed infine l’esecuzione. L’Italia è cambiata, non ha ceduto sotto i colpi vigliacchi ed assassini della mafia, così come non era caduta sotto la furia cieca del terrorismo che lo stesso Generale Dalla Chiesa aveva contribuito a sconfiggere con i suoi nuovi metodi di indagine e le sue intuizioni. Ma anche la mafia, è cambiata. Come nella canzone di Daniele Silvestri ormai ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte visa e quando uccide non chiede scusa. Le menti raffinatissime, come ricordava sempre Giovanni Falcone, hanno cambiato strategia: non più autobombe alla libanese, non più stragi. Le azioni sono più mirate, silenziose quasi. Si infiltrano subdolamente nelle amministrazioni pubbliche, negli appalti e nella cerchia dei colletti bianchi. Ecco perché è importante, non solo ricordare, ma continuare a tenere alta la guardia. Combattere l’indifferenza e il senso di omertà che ancora resiste. Non avere più paura di avere coraggio. Quel coraggio che hanno dimostrato durante la loro vita, il generale Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e tutti i servitori dello Stato, caduti nella lotta contro la mafia. 

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