Dopo averlo malmenato la baby gang ha infilato il coetaneo in un cestino della spazzatura
Desio bullismo una baby gang in azione. Vittima un loro coetaneo. Bullizzato. Umiliato, menato di brutto e poi infilato nel cestino della spazzatura. Come se fosse un avanzo di merendina. Non contenti i ragazzini hanno filmato tutto quanto e poi condiviso sul web. Quasi in diretta. Desio non è Scampia o Quarto Oggiaro a Milano. Ma il telefonino rende i ragazzini tutti molto simili. Violenze a ritmo di musica bestemmie e risate. A scampai come a Desio. Protagonisti tre poco più che bambini. Tutti italianissimi e pure di “buona famiglia”. Su quest’ultimo concetto avremmo qualcosa da dire. Ma i verbali dei carabinieri sono giustamente impietosi. Uno spaccato asettico di quello che accade nella Brianza felix.
Desio bullismo: il fatto
Lo hanno spintonato. Calci sulla schiena. Insulti e bestemmie come se fosse cosa normale tra bambini non ancora cresciuti che imitano i grandi. Tre carnefici di cui uno addetto alle riprese con il telefonino. Lo hanno bloccato. Gli hanno tolto le scarpe e lanciate lontano. Le ginocchia sulla schiena per bloccarlo a terra. Ed ancora botte e sfottò. Fino all’umiliazione di essere preso a forza e infilato dentro un cestino. Il tutto filmato con un telefonino, chissà poi per condividere quella manciata di minuti di follia sui social network.
Desio bullismo: i protagonisti
Baby gang in azione, domenica, in pieno giorno in pieno centro. In via Garibaldi. Sei componenti, di appena 12 e 13 anni. Una vittima. Tre bulli. Uno dei quali addetto alle riprese con lo smartphone ultima generazione. Una ragazza, in certi momenti, lei stessa presa di mira. E un altro componente della banda, osservatore passivo. Le violenze, fisiche e psicologiche, a ritmo di musica alta, tra bestemmie e imprecazioni, sono andate avanti per almeno 15 minuti. L’arrivo dei carabinieri, che hanno identificato tutti i ragazzini, ha posto fine allo squallido teatrino. Non essendo punibili per legge se la sono cavata pure. la speranza vana è un paio di ceffoni da parte dei genitori. Qualcuno di questi quando sono andati a riprendersi i figli erano pure incazzati” con i carabinieri per il clamore. A questo punto i ceffoni ai ragazzi non bastano più. Occorre puntare più in alto. A mamma e papà..
Marco Pirola