La K Flex avvia le procedure di licenziamento dei lavoratori brianzoli
Crisi K Flex Roncello: 187 dipendenti a casa. La multinazionale di proprietà della famiglia Spinelli ha deciso di chiudere la partita brianzola. Con una doccia fredda. L’avvio delle procedure di licenziamento. In barba, ancora una volta, alla politica che sperava di fare la parte del leone. Ma soprattutto alla faccia dei lavoratori che da giorni manifestano fuori dai cancelli.
Crisi K Flex Roncello: Gli Spinelli non si presentano
Erano attesi al tavolo di crisi aperto dal ministero dello Sviluppo economico. Ma non si sono presentati. Obiettivo del tavolo – al quale doveva sedersi la proprietà – salvare quella che di fatto è un azienda florida e produttiva da anni con sede nella Brianza vimercatese. Utili che non sono bastati, se confrontati con la “California” polacca dove il lavoro costa di meno e dove la K Flex ha intenzione di trasferirsi.
Crisi K Flex Roncello: Tabula rasa dei dipendenti
Tabula rasa dei dipendenti del sito brianzolo. A giudicare dalle tempistiche, la K Flex, specializzata in isolanti acustici e coibentazione, non ha intenzione di attendere molto per chiudere i battenti. Attualmente, nel sito di Roncello, i lavoratori sono 250. Di questi ben 187 si vedranno recapitare a giorni la lettera di licenziamento.
Crisi K Flex Roncello: La protesta dei lavoratori
La notizia della delocalizzazione era emersa qualche settimana fa. La risposta dei lavoratori era stata unanime: sciopero continuato fuori dai cancelli. Al freddo. Per loro la solidarietà di altri lavoratori (come quelli di Star) e di qualche sparuto politico. La speranza si era accesa sabato scorso con l’assemblea indetta dai sindacati con la partecipazione dei politici locali e non. Un bagliore subito spento.
Crisi K Flex Roncello: Le reazioni
A diffondere la notizia della “diserzione” al tavolo ministeriale il capogruppo Pd in Regione ed ex sindaco di Vimercate, Enrico Brambilla: “Un atto irresponsabile ed estremamente grave – dice – La proprietà della K Flex si è resa protagonista di un comportamento che non può essere accettato. È in ballo il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie e questi signori non si sono preoccupati nemmeno di mandare al ministero i propri rappresentanti legali”. Quel che è più grave, rimarca poi il capogruppo Pd, è che all’appuntamento non era presente neppure Assolombarda che, almeno sulla carta, dovrebbe occuparsi di impresa in Italia: “Anche questo è un pessimo segnale – conclude Brambilla – Ovviamente rimarremo a fianco dei lavoratori. Il primo passo è il ritiro dei licenziamenti”.