Coronavirus Monza tra follia e praticità

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Dagli assalti agli scaffali dei supermercati degli accumulatori seriali agli eroi di tutti i giorni

Coronavirus Monza non sarà più la stessa. Il meglio e il peggio di una città ai tempi della riedizione della “peste” manzoniana. C’è la casalinga di Triante che, ferma alla fermata del bus, si rifiuta di salire perché il conducente non ha le “protezioni del caso”. Uno scafandro? L’altra “sciuretta” che entra dal panettiere dei vip sfoggiando una mascherina “griffata”. D’autore insomma. Forse dimenticata sulla bocca della padrona reduce da una sfilata di Armani. Almeno di cazzate ne dirà meno vista la fretta. Salvo poi a rifarsi sul Social di turno. Ed ancora. Il funzionario pubblico vestito quasi Lord Fener di Guerre Stellari che sta a due metri dal bancone e ti dice di appoggiare i documenti e di allontanarti subito. Eh certo, il grande Jabba ti vede. Se poi contiamo i monatti del terzo millennio che sfidano i tempi e chiari di luna ostentando sicurezza e competenza da premio Nobel sul come fare l’amuchina in casa, siamo quasi al completo.

Coronavirus Monza i matti del terzo millennio

I guerrieri della Notte, mitico film degli anni Settanta, ha raccontato molto. La versione post moderna sono intere famiglie che domenica si sono tenute lontano dai luoghi affollati. Chiuse in casa. Nemmeno una messa. Salvo poi prendere d’assalto gli scaffali dei supermercati come se l’Apocalisse di San Giovanni si stesse per materializzare subito dopo Medicina 33 in Tv. Chiudono i bar dopo le 18 come se il virus andasse in vacanza. Prima. Poi tutti a sfogarsi sui Social. Ma i centri di massaggi gestiti da cinesi rimangono aperti. Forse in attesa di qualche temerario che si porta l’amuchina da casa. Nei ristoranti del centro, pochi temerari sfidano la paura e mangiano di fretta. Quelli cinesi sono deserti. Dagli all’untore. E vorrei vedere il contrario con la paura che hanno seminato in giro. E poi c’è lui.

Coronavirus Monza, l’infermiere in isolamento

“Tutti, anche in casa, indossiamo la mascherina e per non far angosciare i bambini cerchiamo di raccontarla come se fosse un gioco”. Pancrazio Tundo lavora come infermiere nella Terapia Intensiva dell’ospedale San Gerardo di Monza. Vive da tre giorni in isolamento a domicilio. “La vita da ‘confinato’ in quarantena è più dura di quanto non sembri, ma il mio pensiero è ora ai colleghi che sono in servizio. Nella difficoltà si ritrova l’unità”. Dirigente sindacale del Nursind Monza, Pancrazio aveva da poco finito il turno sabato scorso, quando nel suo reparto è stato individuata una persona sospettata di aver contratto il coronavirus.

Coronavirus Monza, la quarantena

“La conferma – racconta – è arrivata quando ero già a casa, quindi è scattata la procedura di isolamento per chi era entrato in contatto col paziente. E da tre giorni sono bloccato qui”. Come lui, a trascorrere questi giorni in quarantena, sono tanti operatori sanitari, ben 25 solo nel suo reparto. “Ho la fortuna di avere una stanza e un bagno per me. Mia moglie ha un attività proprio e in questi giorni la tiene chiusa perché anche le scuole sono chiuse. Oltre a occuparsi dei bambini, fa la spesa, cucina e si occupa di disinfettare le stoviglie. Con i miei tre figli piccoli, ci parliamo da una stanza all’altra. Giriamo dentro casa con le mascherine, ma per fargliele accettare abbiamo cercato di trovare un escamotage scherzoso, facciamo finta di mascherarci tutti per carnevale”.

Coronavirus, il pensiero ai colleghi

Ma quello che lo preoccupa sono i colleghi. “Quelli che stanno facendo turni pazzeschi per coprire l’assenza di chi è a casa e quelli, tra cui anche madri, che stanno facendo la quarantena in ospedale. Vorrei poter esser lì a dargli il cambio”. Ecco un altro modo di vivere quello che ci sta accadendo.

Coronavirus e l’ospedale

Ecco. Tra reparti bloccati, chiamate infinite, il San Gerardo se sta in piedi ancora deve ringraziare medici e operatori sanitari semplici. Quell’infermiera che ti chiama al telefono alle 7 del mattino avvisandoti che la terapia prevista in mattinata è sospesa. “È presto lo so, ma così si può organizzare”. Sono i migliori rappresentanti della categoria dell’italiano medio. Quella che mi piace. Quella cui appartengo. Gli stessi che davanti alla rivalità calcistica si scannano. Salvo poi vedere la partita della nazionale abbracciati. L’emergenza fa miracoli e al San Gerardo ne stanno facendo tutti i giorni. Un popolo, quello italiano, che nelle difficoltà dà il meglio di sé. Nonostante tutto. Facebook. Nonostante la politica.

Coronavirus Monza e l’esempio che viene dall’acqua

Avrei potuto scrive la solita “marchetta” a parte. Sottolineando la lungimiranza dell’iniziativa (vero). Scrivendo un peana insomma. Mi limiterò a poche, ma sentite righe. I folli saccheggiano i super lasciando la gente senz’acqua? La risposta di di Brianzacque è semplice. Acqua delle casette gratis fino a domenica 15 marzo. Brianzacque, gestore unico del ciclo idrico integrato nella Provincia di Monza e della Brianza, ha fatto un gesto “nobile”. A favore della popolazione nello sforzo di fronteggiare l’emergenza da diffusione del coronavirus. L’azienda ha deciso di sospendere temporaneamente l’erogazione dell’acqua a pagamento in tutto l’ambito territoriale servito. I 55 Comuni di Monza e Brianza e Cabiate, nel Comasco. Il presidente e ad di Brianzacque, Enrico Boerci, spiega che “l’acqua delle nostre 66 casette buona, ecologica, economica e controllata è apprezzata dai cittadini che ne fanno largo consumo.

Marco Pirola

P.S.

Non c’è bisogno di fare politica per affrontare i problemi. Sono sicuro che in questi momenti basterebbero solo due cose da realizzare per noi comuni mortali. Non vandalizzare i supermercati lasciando i vecchietti senza cibo e acqua. E per quelli un po’ più giovani, il silenzio. Smettetela per una settimana di fare polemica. Che a volte, anzi quasi sempre, è peggiore del virus. Perché i suo strascichi durano pure passata l’emergenza…

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