Condannato per voto di scambio l’ex assessore di Forza Italia Giovanni Antonicelli
Condannato a metà. Favori in cambio di voti, ma non fu associazione per delinquere. Giovanni Antonicelli paga la sua “amicizia elettorale” con Peppe ‘O Curtu nell’ultima campagna amministrativa cui ha partecipato prima di diventare assessore a Monza. Come se Peppe ‘O Curtu fosse apparso solo nel 2007 con Giovannone e solo al suo fianco e non di altri candidati. Come se Peppe ‘O Curtu non avesse fatto tutte le campagne elettorali degli ultimi 20 anni di Forza Italia prima e Pdl poi. Il Tribunale di Monza ha condannato l’ex assessore monzese al Patrimonio e all’Ambiente Giovanni Antonicelli di Forza Italia poi trasformatasi in Pdl, alla pena di 3 mesi in continuazione con il patteggiamento di 3 anni di reclusione per corruzione nell’inchiesta “Clean City” sulle tangenti pagate dall’impresa Sangalli per ottenere l’appalto sui rifiuti di Monza. Il pubblico ministero di Monza Salvatore Bellomo aveva chiesto per Antonicelli la condanna a 2 anni.
CONDANNATO A TRE ANNI – L’ex assessore aveva assegnato a Giuseppe Esposito, meglio conosciuto a Monza come Peppe ‘O Curtu, lavori di edilizia per le case comunali di Monza in cambio di appoggi elettorali con preferenze “certe”.
IL PERSONAGGIO – Peppe ‘O Curtu, pregiudicato ritenuto dai giudici di Monza boss della Camorra trapiantato a Monza, è già stato condannato a 14 anni e mezzo di reclusione con il rito abbreviato, scesi a 12 anni in appello. Associazione per delinquere finalizzata a una serie di reati come usura, estorsione, rapine, spaccio di droga, riciclaggio di denaro, furti, falsificazione e spendita di banconote false, clonazione di carte di credito e anche ricettazione di abbigliamento con le griffes contraffatte a vario titolo insieme ad altri 15 imputati. Complessivamente i giudici hanno condannato una decina di imputati a pene tra i 6 anni e gli 8 mesi.
GIOVANNI ANTONICELLI – era stato arrestato nel 2013 nell’ambito dell’inchiesta “Briantenopea“. Era tornato in libertà dopo 4 mesi di carcere e 2 mesi di arresti domiciliari, era poi tornato ai domiciliari per corruzione per l’inchiesta “Clean City” e rimesso in libertà dopo la decisione di patteggiare la pena. Ora la condanna per voto di scambio.