Cimitero di Muggiò: Sparisce la bara di un bambino

La bara del figlio era stata abbandonata in un deposito

Cimitero di Muggiò. Sparisce la bara del figlio, era finita in un deposito. Una vicenda su cui il Comune di Muggiò ora vuole fare chiarezza. Di mezzo c’è una famiglia. Una di quelle vere. Che non piangono in tv, non strepitano, non minacciano nemmeno denunce. Chiedono solo rispetto e una risposta. E, se possibile, delle scuse.

Cimitero di Muggiò: L’antefatto

Tutto risale a pochi giorni fa, ma inizia un po’ prima, quando il Comune informa la famiglia Grillo. Venerdì 11 novembre saranno effettuate le esumazioni trentennali dei corpi che si trovano nel campo 1. La questione riguarda anche loro, essendovi lì sepolti due cari. Il bisnonno Domenico e loro figlio Michele, scomparso pochi mesi dopo la nascita. L’esumazione è un obbligo di legge, ma ciò non la rende meno dolorosa. Per sostenerli in questo momento, arrivano anche i famigliari dalla Calabria. Ci sono i fratelli di Michele, adolescenti, da preparare all’evento e ci sono cose da fare. Come chiamare il marmista per effettuare le prime opere. La tomba dove riposano Domenico e Michele è, infatti, la stessa. Il primo sotto, il secondo sopra. Il marmista procede. Le foto scattate dai famigliari testimoniano il sollevamento del monumento funebre e lo spostamento della terra che ricopre la prima lastra in cemento che separa la bara del figlio dalla terra.

muggio bara figlio deposito nuovabrianza 2

Cimitero di Muggiò: Il fatto

È la mattina dell’8 novembre quando il nonno del piccolo, Michele, si reca al cimitero. Lì riposano sua moglie e, appunto, suo nipote. È diventata per lui un’abitudine quotidiana. È mattina. Al cimitero non c’è nessuno. Giunto al campo 1, l’amara sorpresa: “Quando sono arrivato alla tomba di Michele – racconta – mi sono accorto che mancava tutta la parte superiore dove si trovava il bambino e la bara era sparita”. Superato lo shock, l’uomo cerca di capire cosa sia successo e si reca dai custodi del cimitero. Di turno ce n’è uno in quel momento: “Mi continuava a ripetere di stare tranquillo, che il bambino era in un deposito”. Dopo molte insistenze, riesce a vederlo e scopre che non si tratta della camera mortuaria. Ma proprio del deposito del cimitero dove sono custoditi gli attrezzi. Lì stava anche la piccola bara, avvolta in un cellophan, il coperchio infranto. A quel punto, il nonno si fa coraggio e alza il telefono. Arriva la famiglia, prima fra tutti la mamma del piccolo, Rosa Carrozzo: “Non so perché – dice quest’ultima – ma ho capito subito che doveva riguardare il bambino. Sono corsa lì immediatamente”.

muggio bara figlio deposito nuovabrianza 3

Cimitero di Muggiò: Il racconto della mamma

Le ore successive sono emotivamente convulse. E non solo. “Ho chiesto di vedere mio figlio – racconta Rosa – ma mi è stato risposto che prima era necessario avvisare il responsabile del Comune, il funzionario del Settore patrimonio”. Passa il tempo e solo alle 17 dell’8 novembre è possibile trasferire il piccolo corpo nella camera mortuaria. La mamma può finalmente rivedere suo figlio. Ma, come sempre, c’è un ma. “Il coperchio della bara era distrutto – racconta – Ci è stato detto che il legno era marcio, cosa che abbiamo provato non essere vera in presenza dei carabinieri”. Ancora ci sono foto. E un video. E vengono chiamati i militari. Bisogna chiarire quel che è accaduto.

Cimitero di Muggiò: Gli scenari

L’arrivo dei carabinieri è del giorno successivo, il 9 novembre. Devono sentire tutti. Dal custode ai dipendenti dell’azienda che ha in appalto i lavori cimiteriali. Secondo quanto riferito dalla famiglia, questi ultimi avrebbero sostenuto di non essere stati avvisati della presenza di un bambino fra i tumulati. Un punto che ora spetta ai militari verificare. In verità ci sono molte cose da passare al setaccio. Anzitutto l’ora precisa in cui sarebbe avvenuto il fatto. Se, infatti, la mattina dell’8 novembre la bara del bambino risultava già scomparsa, come testimoniato dal nonno, ciò significherebbe che l’episodio sarebbe avvenuto il 7 novembre. Ciò che a sua volta vorrebbe dire che sarebbero passate almeno 12 ore senza alcuna comunicazione alla famiglia. Ugualmente da spiegare il motivo per cui, una volta accaduto l’incidente, la bara sarebbe stata trasferita in un deposito e non – come anche da semplice pietas – nella camera mortuaria. Dove, invece, il bimbo è giunto alle 17 del giorno 8 novembre. Dubbi. Tanti. Di sicuro delle responsabilità che in queste ore carabinieri e Comune stanno accertando.

Cimitero di Muggiò: Il Comune

Una situazione dolorosa e incresciosa. Così la definisce il vicesindaco Elisabetta Radaelli, subito informata dei fatti. “Quello che stiamo facendo – spiega – è di verificare quello che è accaduto. Qualche elemento lo abbiamo già, ma aspettiamo le relazioni che abbiamo chiesto agli uffici”. Sono due, precisamente, le relazioni richieste dal Comune. La prima al custode presente al momento dei fatti. La seconda alla ditta appaltatrice. Il vicesindaco non nega né il fatto né la sua gravità: “Abbiamo già comunicato con la famiglia e il funzionario del settore Patrimonio li ha incontrati due volte. Io stessa sarò presente al prossimo incontro, quando avremo i risultati delle relazioni. Mi rendo ben conto che si tratta di una situazione dolorosa e delicata, soprattutto visto che c’è di mezzo un bambino”. Su eventuali provvedimenti, il vicesindaco preferisce attendere: “In base a ciò che emergerà dalle relazioni, si prenderanno provvedimenti”. Tuttavia, forse, qualcosa è già trapelato alle orecchie del Palazzo perché aggiunge: “In linea generale non credo che nessuno abbia agito in malafede. Cerchiamo di capire”.

Cimitero di Muggiò: La famiglia

Capire. È quello che chiede proprio la famiglia del piccolo Michele. Capire perché non sia stata subito informata di quanto era avvenuto. Primo. Capire perché il corpo del figlio è rimasto per ore in un magazzino degli attrezzi, la bara sventrata verosimilmente dal cemento rotto dalla benna. Secondo. “È come se ce lo avessero portato via un’altra volta – dice la mamma – Noi non chiediamo nulla, ma chiediamo rispetto e verità. Già era doloroso affrontare questo momento, ma così è stato terribile. Noi desideriamo solo che chi ha sbagliato si prenda le proprie responsabilità”. E magari che presenti delle scuse: “Eravamo e siamo consci che un incidente può sempre succedere, ma quello che abbiamo dovuto affrontare dopo, tra versioni una diversa dall’altra, la bara rotta che secondo loro doveva essere marcia e tanto altro, allora no. Così ci siamo sentiti presi in giro”. Da qui la necessità di raccontare questa storia: “È una questione di umanità”. Venerdì i corpi di Michele e del bisnonno Domenico sono stati posati nuovamente nella loro tomba. Ora possono tornare a riposare in pace. Si spera.

Simona Calvi

 

Commenti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here