Ritratto di Paolo Piffer il primo a scendere in campo per le elezioni comunali di Monza
Candidato sindaco Monza, Paolo Piffer è il primo a scendere in pista sul circuito della politica monzese. Le novità non finiscono qui. E’ anche il primo candidato sindaco della storia di Monza vegetariano. Se volete solo sentir parlare “male” di lui fermatevi alle prime righe di questo articolo. Anche meno. I più forti di cuore, le “Piffer friend’s” possono arrivare sino alla fine per il contrario.
Candidato sindaco Monza: L’Avvento (nel senso di attesa)
Piffer, è la faccia nuova della politica. O meglio vorrebbe esserlo. Si sforza di essere. Dice di essere. E’ vero. Un candidato fuori dagli schemi. Questo sì. Non ci sono dubbi. Non avrebbe sfigurato nemmeno con i grillini. Ma non crede nelle scie chimiche e non l’hanno voluto. E’ pure vegetariano, amante dei cani, gatti, del suo profilo Social e di se stesso. Si presenta bene. Piace alle signore. Un po’ il ragazzo che tutte le mamme vorrebbero come marito per la propria figlia. Si rivolge agli scontenti. Ai delusi. Ai poveri di spirito.
Candidato sindaco Monza: il Natale (nel senso di nascita)
E’ anche una sorta di candidato Ikea. Perché lui, Paolo, fa tutto in casa. Dal programma “elastico” del movimento al trascinatore di popolo. Attacca con il nastro adesivo il simbolo elettorale sul computer. Scrive. Parla. Tanto. Troppo. Secondo i detrattori. Senza dire nulla aggiungono le carogne. Non è vero. Non riesce ad essere antipatico. Almeno a me. Ha idee, progetti, ma soprattutto un enorme entusiasmo che trasmette agli astanti.
Candidato sindaco Monza: L’Epifania (nel senso di rivelazione)
Grande affabulatore in perenne contatto con la sua “virtuale propaggine” (che non è quella cui pensate), ma la sua pagina Facebook personale. Sì, perché Piffer è l’uomo che sussurra ai like. Attento a pesare le parole, i concetti, le risposte (quando le vuole dare…). Soprattutto attento al consenso seppur virtuale che spera (glielo auguriamo) diventi reale. Il sogno nel cassetto di Paolo Piffer? Andare al ballottaggio con Roberto Scanagatti. Sfidarlo all’ultima scheda. Quella contestata. Quella che fa disperare ogni presidente di seggio ed incazzare i rappresentanti di lista. Quella “maledetta” All In come nel poker. Poi vincere ed entrare in Comune con fare tribunizio su di un cavallo bianco con la spada dell’Islam sguainata. Naturalmente tra ali di folla plaudente e petali di rosa. Ai sogni, per far si che si avverino, bisogna crederci. E lui ci crede. Cavallo bianco a parte.
Candidato sindaco Monza: l’Epifania (nel senso di rivelazione)
Basta battute su di lui. Potrebbe andarsene con il passo orgoglioso dell’ultimo califfo di Grenada costretto all’esilio. Basta formiche mentali, seppur deliziose, servite dalla sua simpatia che è contagiosa. Sì, a Paolo Piffer puoi perdonare tutto per via di quel suo modo di fare “pacioso” che attira nella sua trappola per poi catturarti quando si parla di cose concrete. Certo la sua candidatura è naif, ma le idee chiare di come si fa politica le ha. Fuori dagli schemi di destra e sinistra. Talmente fuori da districarsi sulla domanda viscida sul voto al referendum. Lui accelera. Sgomma, volante tutto a sinistra, derapata, frizione, freno e fuori dalla curva della domanda. Bravo lo devo riconoscere. Se l’è cavata. Un po’ democristiano, tanto radicale. Il consenso va catturato ovunque. Destra e sinistra non esistono più (come dargli torto) la sua Lista è aperta a tutti gli uomini di buona volontà. E di cose da dire e dette in cinque anni ce ne sono. Dalla battaglia sulle aree cani alla guerra contro Sansone Scanagatti sulla raccolta dei rifiuti. Ora questo bagaglio quinquennale prende forma in un movimento. Una sorta di Primavera brianzola della politica.
Marco Pirola