Brianza: Tutti uniti nel nome di Umberto Bossi

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Tutti uniti nel nome di Umberto Bossi. La Brianza padana si avvicina al congresso federale di dicembre a passo di marcia. Le truppe, ma soprattutto i generali. Pesi massimi del partito sul territorio. E per Matteo Salvini la sfida nella Provincia che deve il suo status anche al senatùr si profila più complessa del previsto. Soprattutto se – come da qualche ora si dice in via Bellerio – Maroni e Salvini sarebbero pronti ad un accordo con il leader maximo. Gli incontri ci sono stati (l’ultimo ieri, sabato per chi legge, ndr) e l’idea sarebbe più o meno questa: Salvini segretario, ma Bossi in posizione di primo piano. Ma andiamo con ordine.

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I NOMI – In tutto la sfida a colpi di numeri va a Matteo Salvini. Totale in Brianza: 215 firme per il braccio destro di Bobo Maroni e 148 per il leader storico leghista. È sui nomi, però, che si potrebbe giocare la differenza. Da Giacinto Mariani, sindaco di Seregno, a Fabio Meroni da Lissone, da Marco Desiderati di Lesmo, fedelissimo del “capo” e uno dei primi espulsi durante le “purghe” maroniane a Marco Mariani, ex sindaco di Monza. Loro stanno con Bossi. Anche sei sindaci su sette dei Comuni su cui sventola ancora la bandiera con il Sole delle Alpi hanno deciso di stare con quest’ultimo. Unica voce fuori dal coro, il primo cittadino di Bovisio Masciago, Emanuele Galimberti. Per lui la scelta è Salvini. Il gruppo di fedeli a Bossi conta anche altri nomi di peso come Siro Villa, Alessio Anghileri, ex assessore della giunta di Angelo De Biasio a Biassono (il già borgomastro oggi presidente del Consiglio della Provincia in dismissione veleggia con Salvini) e il consigliere comunale di Monza, tesserato leghista della prima ora, Simone Villa. Con Bossi – e come poteva essere altrimenti –  anche Andrea Monti, assessore provinciale e figlio di Cesarino Monti, mai dimenticato senatore e amico personale di Umberto Bossi. Tra i bossiani che hanno firmato c’è anche – in una sezione che da tempo è schierata con Matteo Salvini – anche il sindaco di Villasanta, Emilio Merlo e sempre fra i sindaci, Piero Malegori, borgomastro di Biassono. Sul fronte di Salvini, sicuramente Paolo Grimoldi, onorevole monzese ed ex pupillo di Rosy Mauro detta “la badante” di Bossi e –  salviniano della prima ora – il capogruppo in Regione Lombardia, Massimiliano Romeo. I Giovani padani con Salvini. Se non rara, unica nel panorama nazionale, quella del segretario federale Alberto Rivolta. Pur essendo un militante storico, ha scelto di non schierarsi. Equidistante nonostante la vicinanza più a Bossi che al nuovo corso.

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IL BOSSIANO – Pur se non decisivo il risultato brianzolo sarà  importante. Perché qui non si gioca soltanto la segreteria federale. Si gioca un pezzo della storia della Lega. E di leghisti storici. Come Fabio Meroni e come Marco Desiderati. La sua vicinanza a Bossi e a Marco Reguzzoni non gli ha giovato dopo la “rivoluzione” di Bobo. Ora è pronto a scendere di nuovo in campo: “Sono con Bossi non solo per ragioni sentimentali – spiega Desiderati – ma perché credo davvero che lui possa svolgere un ruolo fondamentale nel partito, specie ora. Qui in Brianza bossiani e salviniani sono equivalenti come forze, anche se, lo dico chiaramente, i bossiani sono spaventati. Hanno visto la fine che ho fatto io, che ha fatto Flavio Tremolada e che ha fatto Fabio Meroni. Tutti quelli che si sono messi con Bossi sono stati massacrati. Fabio Meroni, che era onorevole uscente, alle elezioni politiche è stato messo ventesimo. C’era una volontà di umiliarlo e di dire alla gente che non contava più niente. Anche alle regionali, invece di mettere nomi come Giacinto Mariani o Marco Mariani, gente con almeno 2mila preferenze personali, hanno scelto di mettere un solo candidato da duemila preferenze e sei da 200. Ora, che c’è da esporsi per andare a firmare a favore di Bossi, ci sono persone che non se la sono sentita. Questo, però, non vuol dire, che faranno altrettanto nelle urne dove, fortunatamente, il voto è ancora segreto. Di sicuro c’è che tutti quelli che volevano firmare per Salvini l’hanno fatto, per Bossi no. E per noi bossiani è stato difficilissimo, anche per le modalità in cui è stata disposta la raccolta firme. Dico che la vittoria di Salvini in Brianza – conclude – non è così scontata”.

IL SALVINIANO – Maroniano della prima ora. Massimiliano Romeo, dopo la “gavetta” monzese, ha coronato il suo sogno, capogruppo in Regione Lombardia. Pur con Salvini senza alcun dubbio, Romeo pronostica un futuro “bi-partisan” in linea con l’ipotesi di accordo di cui si vocifera: “Non conosco i numeri, ma io ho sottoscritto Salvini perché in questo momento credo che sia lui il futuro della Lega. Bossi resterà sempre il capo, ma la gente vuole il rinnovamento e Matteo può rappresentare il leader del futuro. Ha esperienza amministrativa, politica, ha maturato le caratteristiche giuste anche in realtà difficili. Poi, è chiaro, che il mio auspicio è che Umberto gli stia vicino, lui che ha fiuto per la politica”. La tesi dei due vincitori? “Lo spero davvero, Salvini segretario e Bossi in posizione non di padre nobile, ma partecipe della linea politica e delle scelte. Matteo Salvini con Bossi ha sempre mantenuto un buon rapporto e ce l’ha tutt’ora”. Massimiliano Romeo rivolge il suo appello anche alla Brianza: “Mi auguro che il territorio raccolga questo appello – spiega – quello di lavorare insieme, di lasciare perdere le divisioni. È il modo in cui mi sono sempre mosso io, senza distinzioni tra maroniani e bossiani. Un esempio di questo è stata l’elezione di Alberto Rivolta alla guida del provinciale brianzolo, un militante di vecchia data, ma aperto alle ipotesi di rinnovamento all’interno del partito”.

 

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