Brianza, rimborsi facili in Regione anche Pippo Civati dovrà restituire i soldi dei contribuenti al Pirellone. E con lui altri consiglieri regionali come Stefano Carugo non toccati dall’inchiesta sui rimborsi facili. Poca roba, nessun rilievo penale, per carità, visto che l’inflessibile magistrato Alfredo Robledo (brianzolo di adozione) ha archiviato la loro posizione. Ma la Corte dei Conti non ha fatto sconti a nessuno e tantomeno è intenzionato a farlo il governatore della Lombardia Roberto Maroni. In tutto per Civati si tratta di 3.545 euro in maggioranza spese per taxi e un paio di ricevute di ristoranti. Più salato il conto di Stefano Carugo, consigliere della Brianza: 14.731 euro. Niente risvolto penale, ma per tutti e due è arrivato il momento di mettere mano al portafoglio e restituire i soldi. E ancora Luca Gaffuri del Pd 24.026 euro, poco meno Raffaele Cattaneo del centrodestra: 13.240 euro. Niente se paragonato a quello che è capitato ad altri colleghi che se la dovranno vedere non solo con la Corte dei Conti, ma con il magistrato.
LA VICENDA DEI RIMBORSI IN REGIONE – Le spese contestate a 64 consiglieri o ex consiglieri regionali lombardi, nel periodo che va dal 2008 al 2012, a cavallo delle precedenti due legislature ammontano a circa 3 milioni di euro.
Secondo gli approfondimenti della Procura della Corte dei Conti, non sarebbero stati giustificabili con gli impegni istituzionali dei consiglieri. “In merito alla vicenda delle spese dei gruppi consiliari regionali relative al periodo 2008-2012 il presidente della Regione Lombardia – ha fatto sapere l’ufficio stampa del governatore – ha inviato una lettera ai consiglieri regionali e ai presidenti dei gruppi, con l’intimazione di immediato pagamento delle somme ritenute indebite come quantificato dalla Procura regionale della Corte dei Conti”.
IL PENALE – Per i 64 consiglieri ed ex consiglieri (31 del Pdl, 23 della Lega, 5 del Pd, 2 dell’Udc, 1 a testa Idv, Sel e Pensionati) è stata chiusa da poco l’indagine della Procura di Milano, in vista della richiesta di rinvio a giudizio per peculato. Ma sulle loro teste pendono appunto anche le contestazioni della Corte dei Conti per i danni che avrebbero arrecato alle casse pubbliche. Come per quei “2 milioni e 140 mila euro” in pranzi e cene “annaffiati con ottimo vino”, o in veri e propri “banchetti” ma anche in piccole spese come le aspirine.
