Brianza: Dati Inps, crisi nera per l’impresa

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Una fotografia del territorio che parla di crisi. Di aziende che chiudono e di partite Iva sempre più a rischio. E se il ricorso alla cassa integrazione ordinaria appare in ribasso rispetto agli anni scorsi, è solo perché – come spiega Mauro Saviano, direttore di Inps Monza e Brianza – “Le aziende hanno finito le ore e stanno chiudendo”.

Oggi pomeriggio è stata proprio la sede territoriale dell’istituto nazionale di previdenza ad illustrare i dati sull’attività svolta. Un osservatorio privilegiato che consente di scattare un’istantanea precisa di come vanno le cose in Brianza. E in fatto di impresa, le notizie sono tutt’altro che buone. Si parla di ammortizzatori sociali, soprattutto, e dai dati si scopre che al 30 settembre scorso, le domande sono state 15.052. Una cifra impressionante, in progressivo aumento rispetto al triennio 2010 – 2012 quando si attestavano intorno ai 12mila. Lo scatto in avanti si è registrato l’anno scorso, a quota 14.992.

Nel dettaglio, per ciò che concerne la mobilità, sono state, sempre al 30 settembre, 1896 le domande contro le 2109 del 2010. Ma come si diceva più sopra, il dato non va letto come un’inversione di tendenza, ma come la conferma che molte aziende hanno già superato la fase degli ammortizzatori. Idem per la cassa ordinaria, dove le domande pervenute sono stati 4.034 (nel 2009 erano state 8.819) per un totale di ore autorizzate di 1,7 milioni.

“Sono dati mostruosi” precisa Saviano. Per quanto riguarda cassa in deroga e cassa straordinaria, altre brutte novità. Per la prima si parla di 2,2 milioni di ore e di 868 domande pervenute (nel 2009 erano state 1.212 per 4 milioni di ore), mentre per la seconda di 135 domande per 5,6 milioni di ore. Anche a guardarla da un’altra prospettiva, il risultato non cambia. Ossia, il numero di aziende che aprono e che chiudono. Nel 2008 tra il bacino di Monza e quello di Desio dell’Inps, le aziende con dipendenti attive erano 20.173 con nuove iscrizioni per 2.618 unità e cessazioni per 2.056 unità.

Nel 2013 a fronte di 21.347 imprese (con un aumento nei sei anni di sole mille unità e poco più), le nuove iscrizioni sono arrivate a 1.431, poco più della metà di sei anni prima e quelle cessate 784. Come sottolineato dalla dirigenza Inps, il dato più preoccupante riguarda però le cosiddette aziende “sospese”, ossia quelle realtà “che stanno decidendo se chiudere o proseguire”. Quest’anno, a settembre, erano già arrivate a quota 4.902. Per  ciò che concerne Monza, i dati sono abbastanza omogenei rispetto al resto della Brianza. A fronte di 19.184 aziende con dipendenti attive e di 1.282 nuove iscrizioni, sono ben 698 quelle cessate e 3.611 quelle “in stand by”.

I settori più colpiti anche quelli a maggiore presenza di dipendenti, ossia industria (573), artigianato (1.476) e commercio (1.546). Nota, per così dire, di colore, l’agricoltura, a fronte di 35 aziende attive, vede una nuova iscrizione, ma zero cessioni. In calo anche i lavoratori autonomi, ovvero le partite Iva. Nel 2013 a fronte di 954 iscrizioni, sono state 1.186 le cancellazioni di cui 886 relative al commercio e 300 relative all’artigianato. Due dati che confermano altrettante tendenze, ovverosia il feroce turnover per quanto riguarda i negozi e l’altrettanto feroce mannaia che si sta abbattendo sui piccoli artigiani. Per chiudere non certo in bellezza i numeri dei fallimenti: quest’anno sono state 268 le procedure avviate. Ben 265 le aperture e tre le chiusure.

Naturalmente Inps non si occupa soltanto di lavoro. Ma anche il quadro pensioni non è particolarmente roseo. Infatti, a fronte di 149.052 pensioni erogate, ben il 30 per cento riguarda pensionati che non superano i 500 euro al mese. Il 18 per cento riguarda le pensioni civili, il 10 la cosiddetta minima e 1 per cento l’assegno sociale. A dare la misura anche la cessione del quinto, una pratica che Inps stessa garantisce reiterarsi spesso. Al 30 settembre scorso le domande erano 956 mentre nel 2008 1.087. Le richieste più alte quelle arrivate dal bacino vimercatese.

Gli unici dati positivi quelli che arrivano dai livelli di risposta che Inps ha raggiunto rispetto alla cittadinanza. Un dato per tutti, quello dei Durc, ossia le certificazioni per la regolarità contributiva. Le richieste pervenute sono state 70.986, quelle definite 71.875, i tempi di risposta sono stati per il 99,9 per cento entro il limite stabilito dei 30 giorni, mentre il restante 0,1 per cento con la procedura del silenzio – assenso.

Gli appuntamenti chiesti all’Inps sono stati 4.017, mentre le mail arrivate agli indirizzi dei singoli uffici ben 35.186, la più parte relativa proprio a questioni aziendali (9.675). Il call center Inps ha risposto a 4.367 contatti e a 4.716 Pec, posta certificata. “Questi dati – conclude Saviano – mostrano anche le peculiarità di Inps. È un momento particolarmente difficile, anche nostro, di tagli lineari. In questo momento l’unico modo di reagire è quello di fare squadra, di passare dal welfare alla welfare community”.

E all’appello di Saviano hanno infatti risposto anche Asl, presente con il direttore Matteo Stocco, il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti e i rappresentanti dei sindacati, Maurizio Laini di Cgil, Luigi Soldarini di Uil e Matteo Viganò, segretario di Cisl Monza e Brianza.

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