Brianza, birra o tabacco, tutto made in Italy. Una ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza sui dati Istat Coeweb, sfata i luoghi comuni. La birra servita nei pub londinesi? È prodotta in Italia. Così come il tabacco fumato in Turchia o le bollicine francesi. A dirlo sono i numeri dell‘export italiano che parlano di milioni di euro in prodotti “tipici” di altri Paesi. Infatti si scopre dai dati che la “bionda” prodotta in Italia ed esportata nel Regno Unito vale 40 milioni di euro contro i 23 milioni di euro in birra inglese importata in Italia. E lo stesso avviene con l’intoccabile thé delle cinque. Infatti il Belpaese esporta in Inghilterra questo prodotto per ben 52 milioni di euro. Idem per i coltellini svizzeri: le esportazioni verso i cantoni valgono 3 milioni di euro, cifra dieci volte superiore a quella dell’import. Gli esempi proseguono e toccano persino uno dei colossi indiscussi dell’arredamento low cost. Niente nomi, ma è facile immaginare di chi si tratti. Basta pensare alla Svezia. Ebbene, i mobili italiani che viaggiano verso il Nord Europa valgono 8,5 milioni di euro contro i 4,6 milioni che invece importiamo. Stessa storia per il tabacco turco (2,4 milioni in export contro i 685mila euro di import) e pure le biciclette olandesi (22 milioni export in accessori made in Italy). Uno dei dati più eclatanti riguarda le “bollicine”. Infatti la Francia importa dall’Italia non solo etichette, ma anche uve. In termini economici si tratta di 97 milioni di euro contro i 31 milioni di importazioni e la cifra arriva a più di 100 milioni quando si parla di uva italiana contro i soli 2 milioni di uve francesi importate. Curiosità: il made in Italy vale anche per il celebre sapone di Marsiglia. “Come Camera di Commercio – spiega il presidente di CamCom Monza e Brianza, Carlo Valli – rappresentiamo la porta d’ingresso delle imprese verso i mercati internazionali. Dobbiamo dunque potenziare tutte quelle attività che sono in grado di rafforzare e consolidare i rapporti commerciali delle nostre aziende con l’estero. Siamo convinti, infatti, che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, puntare sul business internazionale, consolidando il brand made in Italy nel mondo, possa rappresentare un elemento strategico per tornare a crescere”.