Barboni a Monza: Sam non morirà ucciso dalla burocrazia

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Vuole andare a morire in Marocco ci sono i soldi. La corsa contro il tempo, cancro e burocrazia

Barboni a Monza una scelta che può risultare difficile anche quando tutto sembra andare per il verso giusto. Giusto non è proprio la parola adatta per un malato di cancro inchiodato ad un letto del San Gerardo. Letto da cui Sam, marocchino sessantenne, vorrebbe scappare per l’ultima volta. Un desiderio, nemmeno una richiesta esplicita, solo quattro parole a chi lo ha assistito sino ad ora. Gli stessi che poi avrebbero pure trovato i soldi per il viaggio. Gli angeli della Croce Rossa di Monza. Angeli magari dalla faccia e modi rudi come Orazio Nelson De Lutio. E pensare che, per una volta la politica è riuscita a tacere sull’argomento facendo meno danni del solito. Ma c’è una bestia più insidiosa di questa. Più infingarda del cancro livellatore di classi sociali. La burocrazia. Perché nella girandola di richieste, autorizzazioni, consolati, ambasciate tutte per l’ultimo desiderio di Sam, ci si è messa lei. Qualcosa di impalpabile, ma spietato.

Barboni a Monza: la storia di Sam

Marocchino, senzatetto, senza documenti, senza speranza e ancor meno futuro. Un barbone insomma. però non di quelli felici cantati da Enzo Jannacci nelle sue canzoni. Invisibile perché non dava, dà e darà fastidio. La scelta della strada come unica alternativa possibile. Il ponte di San Rocco periferia un tempo operaia di Monza, come casa. Vista depuratore qualche topo (tanti) come compagino di interminabili notti. Sam é innocuo. Lo conoscono tutti da quelle parti. Una scatoletta di tonno, qualche vestito che ha visto tempi migliori, le visite regolari della Croce Rossa di Monza. Piove, la baracca di lamiera e cartone sparisce sotto il peso dell’acqua e lui si sposta in un androne del palazzo vicino. Per poi riprendere la sua posizione una volta terminata la bufera. Così per anni. Troppi.

Barboni a Monza: la malattia

Sam non può andare avanti molto così. Il tè caldo dei volontari, un pasto caldo del presidente della Croce Rossa sottratto al suo ristorante. Ed infatti tra un morso di un topo, il ricovero per qualche accidenti, gli viene diagnosticato il cancro. Visite, ricoveri, medicine un Calvario già visto troppe volte. Un salto verso il basso con una fine già segnata.

Barboni a Monza: il tentativo

I volontari di Orazio De Lutio non si danno pace. Mirella Riva, responsabile dell’Unità di strada, poi, per chi la conosce, è un carro armato quando si mette in testa una cosa. Ci mette del suo come sempre, si danna l’anima. Sam vuole morire in Marocco. La cosa si può fare. Tanto più che il San Gerardo non può dimetterlo perché allettato. Occorrerebbe una struttura in grado di accoglierlo con spese a carico dei contribuenti italiani per dirlo alla leghista. Ma Sam non vuole questo. In Marocco ha dei parenti disposti ad assisterlo per gli ultimi giorni di vita che gli rimangono. I soldi per organizzare il tutto sono stati trovati senza sottrarli agli italiani bisognosi. Inizia però il viaggio all’Inferno. Quello vero.

Barboni a Monza: la burocrazia che uccide

Orazio e Mirella riescono a vincere quasi tutto. Le carte dell’ospedale. Il permesso della Questura. Commuovono il Prefetto. “Seducono” funzionari ed attaché di professione. Il consolato prima, l’ambasciata poi. Tutti. Il San Gerardo che in quanto a carte bollate non scherza quando ci si mette. Come in tutte le storie quasi a lieto fine (anche se per Sam non sarà una storia a lieto fine) c’è un ma. Per poterlo rilasciare occorre avere documenti. In particolare una residenza. E il ponte di San Rocco può essere una residenza per gli invisibili. Non per il Comune. Manca quello e tutto è destinato a saltare. Qui il secondo ma. Questa volta positivo.

Barboni a Monza: la soluzione sulla riga di porta

Si muove il consolato marocchino di Milano. Arriva la telefonata dell’ambasciatore. Il Prefetto di Monza si sveglia dal torpore. Un funzionario questa mattina (lenedì 16 ottobre ndr) si fionda al San Gearrdo per prendere le impronte e iniziare la pratica per il passaporto. Che sono sicuro verrà fatto in tempo di record. Il Comune davanti al quale si erano fermati tutti per via di quella residenza impossibile, avrà il suo pezzo di carta. Il San Gerardo la sua liberatoria, Sam il suo sudario in Marocco. E speriamo che i volontari della Croce Rossa abbiano almeno un momento di gloria. Perché saranno loro ad accompagnare Sam all’aeroporto. Magri passando dal ponte di San Rocco per salutare per l’ultima volta quella baracca per 30 anni casa di un barbone invisibile.

Marco Pirola

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