Monza: Autodromo a tutto gas viaggiano solo le polemiche. O le chiacchiere della politica che seguono quelle da bar e sono più veloci dei bolidi di Formula1. Anche se sono più devastanti. Figure, figuracce, la nuova dirigenza che assomiglia alla vecchia quando piazza nei ruoli chiave gli amici degli amici ci ha pure messo del suo. E ancora fiumi di parole miste a promesse. Di sicuro c’è soltanto una cosa: che l’Autodromo di Monza rischia di chiudere i battenti. Se non ci sarà il rinnovo del contratto (e manca poco) con Bernie Ecclestone, la cosiddetta pista di Formula 1 più blasonata al mondo o come la si vuol chiamare, può anche tirare giù la saracinesca. No money, no party. Già, perché il problema sembrano essere soltanto i soldi. E sicuramente lo sono, almeno in parte.
PROBLEMA SOLDI – Il Governo Renzi l’altro giorno ha bloccato una boccata d’ossigeno milionaria. Vero. Bocciando gli emendamenti al Decreto Legge sui Sistemi Bancari, ha di fatto stoppato le velleità di Regione Lombardia di intervenire con un’iniezione di denaro vitale, utile più che altro per realizzare quelle opere di manutenzione e ammodernamento necessarie. Si parla di circa 20 milioni di euro. Che il Pirellone oggi non può versare perché non rientra nel novero dei “proprietari”. Ma anche perché parte di quel denaro necessariamente va investiti nel parco cintato più grande d’Europa. Un’occasione mancata che, però, non risolve un problema, se possibile, anche un più gigantesco. Quello dei soldi che Bernie Ecclestone chiederà per il rinnovo. Da dove arriveranno? Nessuno lo sa. L’unico che può “cacciare il grano” per dirla alla Razzi, è il governo. Ma perché dovrebbe farlo? Manca un progetto, mancano idee, manca tutto. L’opposizione monzese che si scatena sulle dichiarazioni del sindaco di Monza Roberto Scanagatti – che ha “demandato” alla Regione il compito di attivarsi con il Governo per risolvere lo status di aspirante socio. La stessa sinistra che sull’argomento Autodromo è sempre stata tiepida. E dire che di soldi, in Brianza, ne girano tanti o forse sarebbe meglio dire ne giravano. Tra aziende fallite e fabbrichette in concordato preventivo, i “dané” scarseggiano e l’Autodromo non é nemmeno l’Ilva di Taranto o l’Iri dei tempi d’oro.
LE IDEE CHE VERRANNO – Regione Lombardia vorrebbe, ma non può e in Consiglio comunale a Monza c’è chi rimprovera il sindaco Roberto Scanagatti di affidare il salvataggio soltanto al Pirellone. Come dargli torto, però. La Regione un paio di anni fa gli aveva già fatto un regalo simile: un maxi assegno che ha riportato in vita Villa Reale. Allora la sinistra di spendere soldi per la reggia non voleva saperne e il bando che apriva le porte al privato era guardato come la peste. Oggi non solo il privato è benedetto, ma il “castello” di Monza è diventato uno dei fiori all’occhiello della giunta targata Pd. Insomma i soliti sospetti, solo che stavolta qualche certezza l’abbiamo: la fine dell’autodromo.